Un fotografo nei campi di battaglia: Robert Capa

78 fotografie in bianco e nero scattate tra il ’44 e il ’45, nella mostra Robert Capa in Italia, ospitata allo Spazio Oberdan a Milano fino al 26 aprile. Robert Capa, che viene considerato il padre del fotogiornalismo, ha documentato i maggiori conflitti mondiali, quali la guerra civile spagnola, la guerra sino-giapponese e la seconda guerra mondiale. Lavorava direttamente sul campo di battaglia perché, come sosteneva lui, “se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino”. La sua fotografia è caratterizzata da una grande immediatezza ed empatia come spiega John Steinbeck: “Capa sapeva cosa cercare e cosa fare dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino”. Nelle sue fotografie, Capa racconta la guerra attraverso immagini che parlano di paesi ridotti in macerie, di soldati e di civili: vediamo allora la resa di Palermo, la posta centrale di Napoli distrutta da una bomba ad orologeria e tanti altri scatti che narrano la guerra nel nostro paese. Dice la curatrice della mostra, Beatrix Lengyel: “Queste immagini mostrano con forza drammatica i tragici sviluppi della guerra in Italia, gesti umani consegnati all’eternità, che condensano il corso degli eventi in fotografie a carattere artistico e documentaristico, eventi che in un certo senso pervadono ancora oggi la mentalità collettiva italiana. Le fotografie di questa importante sezione non vanno interpretate solo come mere immagini, ma anche come documenti storici”. Insomma “le fotografie di Robert Capa sono impresse nella memoria collettiva come piccoli frammenti del XX secolo. Sono tessere di un simbolico mosaico degli istanti che separano vita e morte”.
Di Irene Brunetta

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