“Sunshine State”: la mostra su Steve McQueen a Milano

L’Hangar di Milano diventa contenitore e display di sei opere filmiche e una scultura del regista britannico

di Chiara Pellini

Il cinema nel museo 

Dal 31 marzo al 31 luglio 2022, Pirelli HangarBicocca ospita “Sunshine State”, una personale sulle opere di Steve McQueen, a cura di Vicente Todolí. Gli spazi della Navata e del Cubo, ma anche la facciata stessa dell’Hangar diventano contenitore e display di sei opere filmiche e una scultura del regista britannico. Cinema e contesto museale si ibridano, a ospitare un tipo di arte contemporanea che fonde due medium per parlare di temi sociali, attuali e storici. Ecco cosa propone la mostra e il suo percorso.  

“Sunshine State”, la nuova opera di Steve McQueen

Il centro dell’esposizione è l’opera da cui prende il titolo, “Sunshine State” (2022), presentata in anteprima mondiale proprio qui a Milano. Due schermi affiancati mostrano un mash-up di immagini che provengono da due realtà diverse. Parti di “The Jazz Singer”, considerato il primo lungometraggio in cui i dialoghi sono sincronizzati, si sovrappongono al racconto di un avvenimento personale nella vita di McQueen. “Sunshine State” indaga il ruolo del cinema nella vita. È un’esplorazione immersiva che genera una riflessione sulle influenze del grande schermo nella percezione e definizione dell’identità individuale e collettiva.

Alcuni temi: corpo, identità e comprensione della realtà 

Ogni opera della mostra affronta temi collettivi quanto personali. Per questa ragione non è l’ordine cronologico a dominare. Il primo incontro è con “Static” (2009), un film proiettato su maxischermo con la Statua della Libertà di New York come soggetto. La ripresa traballante e circolare da un elicottero evoca poeticamente tematiche legate al concetto di libertà e sorveglianza, sfociando nel tema della costruzione dell’identità. Introducono il tema della carnalità e della corporeità “Cold Breath” (1999) e “Charlotte” (2004). Due opere filmiche in cui lo stesso McQueen compare, mettendo a disposizione il suo stesso corpo. Il suo lavoro si interroga sul senso più profondo dell’“atto del guardare” e su come questo possa essere un veicolo sostanziale per la comprensione della realtà. 

Dalla riflessione sull’oppressione coloniale alla ricchezza della terraSempre presentate assieme nelle esposizioni sono altre due opere filmiche, “Carib’Leap” (2002) e “Western Deep” (2002). La prima è girata sull’isola caraibica di Grenada, luogo d’origine dei genitori di Steve McQueen; la seconda nella miniera d’oro di TauTona in Sudafrica. I due lavori sono complementari, in quanto commissionati lo stesso anno per documenta, e riflettono sull’oppressione coloniale e le sue forme di resistenza che risuonano ancora nel vissuto odierno. Ultima opera dell’esposizione è la scultura “Moonlit” (2016). Due rocce di marmo rivestite di una lamina argentata evocano congiuntamente i concetti di riflesso e di gravità. Una simbologia tanto catastrofica quanto vitale, connessa alla rigenerazione della terra e alla sua ricchezza minerale.

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