Rosa Barba: l’artista e filmmaker che destabilizza il concetto di spazio cinematografico

La mostra Frame Time Open, concepita come uno spartito visivo e sonoro, attraversa oltre vent’anni di ricerca, riunendo alcune delle sue opere scultoree e filmiche più significative, insieme a un nuovo film in 35mm e una grande scultura realizzati per l’occasione

di Alessia Masciulli

ph: Andrea Rossetti

L’esposizione

Organizzata nello spazio di Zaha Hadid, abbraccia oltre due decenni e riunisce una selezione di alcune delle opere scultoree e dei film più significativi di Barba, includendo un nuovo film in 35mm e una nuova scultura. L’artista ha dedicato anni a una pratica cinematografica espansa che esplora la luce, la trasparenza e la riflessione, animate attraverso una struttura installativa site-specific che è al tempo stesso un disegno nello spazio e una struttura di supporto, trasformando l’architettura in un dispositivo cinematografico in cui materia e immagine si fondono per dare vita a una dimensione immersiva, superando i confini del cinema stesso.

«Il mio lavoro adotta un approccio concettuale che considera il cinema in un senso architettonico e come uno strumento, in cui l’ambiente, lo schermo e la proiezione possono essere combinati o spinti oltre, per creare un’altra dimensione spazio-temporale che è simultanea e va oltre il contesto dello spazio interno o esterno. L’incertezza e la speculazione esistono all’interno di questo spazio espanso. È una dimensione anarchica che offre una nuova base per pensare e agire, destabilizzando la vecchia gerarchia delle componenti del cinema, liberandole dai loro usi originari e permettendo loro di interagire in modi nuovi e imprevisti» – 

Rosa Barba: On the Anarchic Organization of Cinematic Spaces – Evoking Spaces beyond Cinema, 2018, pubblicato da Hatje Cantz, 2021.

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