MINI spazio, maxi avventure: MINI Living – Do Disturb

La vettura MINI origina da un concetto fondamentale: il “Creative Use of Space”. No, non è una filosofia orientale, ma contiene indubbiamente tanta verità. Nella nostra epoca, lo spazio vitale è spesso angusto e soffocante. Pensiamo alle nostre case, ingombre degli oggetti che compriamo continuamente, alle nostre città stipate di auto, uffici e persone…diventa sempre più difficile trovare un luogo dove poter respirare. Se tutti però ci sforzassimo di utilizzare il poco spazio a nostra disposizione in modo, per l’appunto, “creativo”, riusciremmo a dar vita a condizioni abitative molto più sopportabili. Lo teorizzano da secoli i Giapponesi, con la filosofia Feng Shui, ma anche il vecchio adagio della nonna “un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto”.

Il team MINI ha preso alla lettera queste considerazioni, creando un’auto di dimensioni esigue ma dalle prestazioni eccezionali, il design accattivante e, in generale, l’allure della macchina di lusso e conquistando rapidamente le nostre strade. Adesso, in occasione del Salone del Mobile 2016, la squadra ha giocosamente accettato una nuova sfida. Cosa accadrebbe se si cercasse di applicare la filosofia MINI non più ad un’auto, ma ad uno spazio per definizione più ampio come un’area abitata?

Da questa provocazione nasce l’installazione MINI Living- Do Disturb, uno spazio di circa 30 metri quadrati con pareti a pannelli, che possono essere aperte per mettere l’area in condivisione con altre strutture simili. Un progetto architettonico avveniristico che si basa fondamentalmente sull’idea di condivisione e community.

Nell’era della sharing economy, perché non economizzare anche lo spazio creando aree abitative di interscambio? Oke Hauser, capo del progetto, commenta così: “Con l’installazione MINI LIVING intendiamo dare un contributo alla discussione su come vorremo vivere in futuro. Sempre più persone, nelle città, dovranno dividersi spazi sempre più ristretti. Crediamo che qui vi sia il potenziale per accrescere lo spirito di comunanza e l’interscambio sociale. L’installazione unisce su un’area compatta due vantaggi: un posto in cui ritirarsi in privato e un accesso alla vita in comunità”.

Infatti, quando è chiusa su se stessa come una scatola, l’installazione offre privacy, mentre quando è aperta consente di mettere in condivisione alcuni spazi, quali ad esempio la cucina o la sala da pranzo. Un’idea che rimanda ad esperimenti già tentati in altre epoche con particolari connotazioni sociali. Da verificare? Certo. Da provare? Senz’altro.

di Ilaria Diotallevi

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