Un viaggio visivo e narrativo che restituisce tutta la potenza poetica e visionaria di uno dei più grandi maestri della fotografia italiana del Novecento.
Un racconto per immagini: tra poesia e inconscio
La retrospettiva si sviluppa attraverso un percorso tematico e cronologico che ricostruisce la carriera di Giacomelli come un racconto denso di suggestioni letterarie, psicologiche e visive. Le sue celebri serie fotografiche, ispirate ai versi di poeti come Leopardi e Pavese, diventano l’occasione per esplorare la fotografia come racconto dell’inconscio, sospeso tra realtà e interpretazione, vita e arte.
Un doppio omaggio tra Milano e Roma
L’esposizione milanese si completa idealmente con un secondo appuntamento, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dove il focus si sposta sulle metamorfosi della materia e sull’approccio performativo dell’artista, che considerava la fotografia non solo come rappresentazione, ma come gesto, azione, espressione.
Insieme, le due mostre offrono un inedito sguardo critico e completo sull’intero percorso di Giacomelli: dalla sua poetica in bianco e nero fatta di campi arati, corpi e scritte, fino all’astrazione più materica e profonda.
Una vita per l’immagine, un’immagine per la vita
Mario Giacomelli non era un fotografo tradizionale: autodidatta, appassionato di stampa e sperimentazione, ha trasformato la macchina fotografica in un mezzo per interrogare il mondo e l’esistenza. I suoi lavori non illustrano, ma evocano. Non spiegano, ma risuonano.
A cent’anni dalla sua nascita, questa retrospettiva – promossa dal Comune di Milano con l’Archivio Mario Giacomelli, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli – è più che un omaggio: è una lettura necessaria e profondamente emozionante del suo lascito artistico.