Margherissima: la visione gioiosa e radicale di Nigel Coates per una nuova Marghera

Una mostra visionaria che trasforma l’area dismessa di Marghera in un quartiere sostenibile, poetico e collettivo.

a cura della Redazione

Un plastico per immaginare il futuro di un luogo dimenticato

Forte Marghera si trasforma in un laboratorio di visioni con Margherissima, la mostra firmata dall’architetto e curatore britannico Nigel Coates e dagli studenti della Architectural Association di Londra. Inaugurata il 10 maggio 2025 e aperta fino al 23 novembre nell’ambito della 19ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, Margherissima si presenta come un intervento concreto e visionario: un modello urbano che propone una nuova vita per l’area di I Pili, ai margini di Marghera, per decenni simbolo di degrado e contaminazione industriale.

Un quartiere del futuro che parla il linguaggio della laguna

Il cuore del progetto è un grande plastico urbano che reinventa questo lembo di terra tossica e dimenticata come un quartiere intelligente, abitabile, navigabile, ispirato tanto alla Venezia storica quanto alla sua eredità industriale. È un territorio che ripensa il vivere quotidiano per una comunità di 5.000 abitanti: spazi ibridi che ospitano case, atelier, scuole, piazze, luoghi per la notte e soprattutto canali, a ricordare la natura lagunare del contesto.

Nigel Coates immagina una “batteria sociale” per Venezia, un esperimento urbano fatto di architetture metaforiche e materiali reali, con edifici in scala 1:250 costruiti con carta, vetro, ceramica, bronzo, oggetti riciclati. Un design che evoca non solo la forma, ma anche il senso tattile e vivo dell’architettura. L’approccio del plastico, a metà tra bricolage e visione artistica, incarna l’idea di un ambiente aperto, flessibile, in costante mutamento. Un modello, nel senso più ampio del termine: sia di rappresentazione che di possibilità.

Architettura come atto politico e poetico

Margherissima affronta, senza retorica ma con decisione, i temi urgenti del nostro tempo: il cambiamento climatico, la deindustrializzazione, la rigenerazione urbana, il diritto alla bellezza. Il progetto nasce in risposta al tema della Biennale “Intelligens: Naturale. Artificiale. Collettivo” proposto da Carlo Ratti, e coinvolge esperti, artisti, attivisti e artigiani in un network creativo intergenerazionale. L’apertura della mostra è accompagnata da un video firmato John Maybury e da un’installazione di Paolo Canevari, che contestualizzano la proposta progettuale in chiave sensibile e immersiva.

Nigel Coates, figura storica dell’architettura europea e professore emerito al Royal College of Art, descrive così la sua creazione: “Questo è un prototipo per i luoghi minacciati dall’innalzamento del mare, una visione progressista dell’abitare che potrebbe salvare Venezia e ispirare altre città nel mondo”.

Una mostra che convince la critica

Definita “il perfetto aperitivo della Biennale” da Domus, Margherissima ha raccolto ampi consensi anche all’estero. Il Financial Times ne apprezza l’equilibrio tra impegno ambientale e piacere creativo; The Observer la elogia per la sua gioiosa leggerezza, contrapponendola alla cupezza di molte installazioni ufficiali. The Art Newspaper la descrive come “un tentativo di comprendere come un nuovo insediamento possa nascere attorno ai suoi abitanti”.

Una lezione di speranza concreta

Margherissima non è solo una mostra da visitare, ma un invito a immaginare. A sognare una città che nasce dal recupero, che non cancella le sue cicatrici ma le trasforma in valore. È un’opera corale che mette insieme architettura, arte, design e attivismo, e propone una nuova forma di abitare: collettiva, ecologica, sensibile.

In un momento in cui le città sembrano incapaci di rispondere al collasso ambientale e sociale, Margherissima ci ricorda che l’architettura può ancora essere un atto di speranza. E Marghera, da ferita aperta della laguna, può tornare a essere un simbolo. Ma stavolta, di rinascita.

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