Buio e luce: i segreti dell’ipnotica pittura di Lorenzo Puglisi

Il buio non deve più essere paragonato all’assenza, alla cecità, alla perdizione, alla pura caduta nel vuoto del senza senso. Ora diventa una superficie da scavare, un ammasso di scura terra bagnata in mezzo alla quale è possibile ricercare un seme, la luce, il bagliore, quel senso illusorio di certezza che però non potrà mai essere pienamente luminosa, poiché resterà sempre segnata da quella che era la sua culla natale: il terreno dell’oscurità.

Questa filosofia traspare dalle tele di Lorenzo Puglisi, classe 1971, nato a Biella e trasferitosi successivamente a Bologna, città dove attualmente vive e lavora. Conclusasi da poco la sua personale esposizione presso la galleria Sobering di Parigi, sino al 9 aprile 2016, presso la Galleria Il Milione di Milano, verrà presentata “L’ignoto che appare”: mostra di dipinti pronti a infrangere le regole di celebri lavori della pittura del passato.

Qui la tradizione viene ripresa, rivissuta e superata. Tema dominante è il rapporto segreto tra luce e non-luce: il nero che abbraccia la tela sembra essere il risultato di un “ispessimento della luce”, essa si addensa in piccoli punti riuscendo a padroneggiare la scena, ad avere la meglio e a guadagnarsi l’attenzione.

Protagonisti dunque sono volti e mani di identità sconosciute, confuse nei lineamenti che nascondono personalità imprecise e generano così nell’osservatore un senso di enigmatica inquietudine, lasciandolo sospeso ad interrogarsi sul motivo della vita, “una grande domanda sul mistero del perché siamo qua” come ha dichiarato più volte lo stesso Puglisi “per me anche la luce, nell’oscurità, rappresenta qualcosa che timidamente comincia ad apparire dal nulla che è la mia condizione”.

I soggetti non si riconoscono nè conoscono, ma vivono emanando un ipnotico tono oracolare. Inoltre, il titolo di questa esposizione è una ripresa del celebre passo del Libro degli amici di Hoffmannsthal: “nel presente si cela quell’ignoto la cui apparizione potrebbe mutare tutto: è un pensiero che dà le vertigini, ma che consola”.

di Federica Giampaolo

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