Intervista a Ennio Morricone: un Oscar per i meno fortunati

Roma, 12 Novembre, 18.30

Nel meraviglioso scenario dell’aula Paolo VI, si presenta uno spettacolo imperdibile: il concerto di chiusura del Giubileo della Misericordia, precisamente il concerto delle Opere di Carità di Papa Francesco, con i poveri e per i poveri. La particolarità di questo momento consiste proprio nell’ospitare nei primi due settori oltre 3000 tra poveri, bisognosi, detenuti, famiglie in difficoltà e persone malate, accolti come veri ospiti d’onore.

Il concerto ha presentato da protagonisti il Premio Oscar Ennio Morricone e Mons. Marco Frisina, “grandi amici di lunga data!” (ha raccontato quest’ultimo con un gran sorriso), l’Orchestra Sinfonica Roma Sinfonietta, con oltre cento elementi d’orchestra, il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia ed il Coro della Diocesi di Roma.

Arrivando nell’aula Paolo VI il pomeriggio delle prove generali, ho potuto godere delle direzioni in totale solitudine, una sala semivuota riempita unicamente dai gesti, dalle note e dalle voci. Si respiravano forte emozione e trasporto, tutti in quella sala pendevano dalle labbra del Premio Oscar Morricone, che ha presentato alcune delle più belle colonne sonore della sua carriera, tre adagi per violini e orchestra, oltre due meravigliose colonne sonore molto famose.

Maestro, le faccio prima di tutto i miei più calorosi complimenti. Essere presente è  un’emozione davvero indescrivibile. Come si è trovato un artista del suo calibro a dirigere un concerto per il Papa e i meno fortunati?

E’ molto importante che un pubblico non ricco, anzi il contrario, povero, assista a questa musica, con questo coro, con questa Orchestra. E’ una cosa che mi stimola molto a fare bene, a far suonare l’Orchestra con il cuore e intensamente. Spero che questo pubblico speciale senta bene la nostra prestazione e apprezzi il programma scelto. In questa occasione avrei potuto fare dei pezzi più difficili, un po’ più scorbutici, ma ho scelto invece dei pezzi semplici, che potessero essere ascoltati senza complicazioni. Sono pezzi orecchiabili, che si possono memorizzare e possono ricordare questo evento che Papa Francesco ha voluto. Spero che l’impressione sia positiva e rimanga nella loro mente.

Quali sono i brani che presenterà al concerto di questa sera?

Innanzitutto, “Dio uno di noi”, su una poesia di Alberto Bevilacqua. Poi “Tre adagi: il Tema di Deborah” da “C’era una volta in America”, “l’Addio monti” da “I promessi sposi” e “Vatel”, dall’omonimo film. A seguire, “Tra cielo e terra”, che ho scritto per il film su Padre Pio. E, naturalmente, “The Mission”, pagina che non può mai mancare nei miei concerti e che mi emoziona sempre: risentendo a trent’anni di distanza la colonna sonora scritta per la pellicola di Roland Joffé, penso a quei tre temi che si intrecciano e si fondono in un’unica voce, e alla mente mi si affaccia l’immagine della Trinità.

Qual è la colonna sonora di Sua creazione che assocerebbe all’evento?

Non saprei davvero scegliere! Ho avuto la grazia di ricevere in dono il talento musicale e la possibilità di poter studiare musica per coltivarlo. Faccio un lavoro esaltante, quando si scrive si compie un atto creativo potentissimo, si trae qualcosa dal nulla, si dà forma a suoni che poi arriveranno al cuore delle persone. Ho sempre lavorato guardando avanti e, grazie alla fiducia nei miei mezzi, ho superato momenti di crisi. Ho scritto per tutte le espressioni di musica contemporanea: commerciale, sinfonica, da camera, colonne sonore, arrangiamenti e canzoni. E pensando alle mie partiture, mi accorgo di essere affezionato a tutte proprio perchè mi hanno fatto soffrire, come capita con i figli, ma mi hanno dato anche tante soddisfazioni.

Perché crede che una persona debba avvicinarsi alla musica?

Per me la musica è meditazione; l’autore inizia a riflettere davanti ad una pagina bianca, un mondo aperto. E’ una cosa straordinaria, oltre che un momento drammatico: cosa scrivere? L’autore, naturalmente, ne ha la responsabilità, la stessa che ha verso coloro che ascolteranno la sua musica.

Maestro, sono incredibili i traguardi che ha raggiunto: ottantotto anni compiuti, sessanta alla carriera e sessantacinque di matrimonio. Quali sono le cose che ricorda con più gioia ?

Mia moglie, la mia famiglia, certamente la musica, e il fatto che la gente abbia seguito – e ancora segue – il mio lavoro.

Il concerto si chiude in bellezza, con la splendida direzione di The Mission che non manca di emozionare tutto il pubblico, il quale si lascia andare alla commozione con applausi scroscianti. Il Maestro, infine, si allontana per raggiungere un altro concerto: quello del figlio Andrea (alle 21 all’Auditorium Parco della Musica – sala Patrassi – di Roma), dove i brani del padre faranno da introduzione a quelli composti dallo stesso Andrea, pianista, compositore e Direttore d’Orchestra.

di Rosa Granato

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