Giulia Accardi: la modella curvy che combatte il body shaming

Giulia Accardi

Da Miss Italia al mondo della moda, dall’amore per il cinema al desiderio di essere una guida per le altre donne. Giulia Accardi, siciliana classe 1992: la modella curvy che travolge con la sua profondità, empatia e bontà d’animo. Un meraviglioso esempio da cui lasciarsi ispirare.

Hai trasformato un disagio condiviso, quello del proprio peso, in una carriera di successo: sei l’esempio di come cambiare prospettiva sia la mossa vincente nella vita. Quando ti sei accorta di voler valorizzare il tuo corpo, anziché nasconderlo come la maggior parte delle donne? Quando credi di esserti realmente accettata e amata?

Il ricordo più vivido che ho è di una Giulia adolescente che non avrebbe mai immaginato di mostrare il proprio corpo; ricordo che mi fotografavo solo il viso. Per me mostrare il corpo era impossibile. Poi ho iniziato a perdere un po’ di peso a seguito di problemi alimentari, ero arrivata a pesare 15 chili in più di adesso. Tutto è cambiato quando ho iniziato a posare, lì ho capito che non era così sbagliato quello che vedevo allo specchio. Mi sono sentita stanca di non essere mai soddisfatta di quello che vedevo, quindi mi sono detta “Punterò tutto su questo: le donne sono fatte in tanti modi, io sono un modo”. Così mi sono accettata. In quel periodo non c’era in nessuno in Italia che mostrasse un fisico diverso; ho detto a me stessa “sarò io quella che cambierà i canoni”.

Cosa consiglieresti alle donne che non riescono ad uscire dal tunnel ossessivo della magrezza? Come si fa a cambiare prospettiva?

È molto difficile, perché veniamo costantemente bombardati da immagini di donne estremamente magre, che io so per certo che faticano per essere così. La verità è che deve partire unicamente da noi stesse, io non ho preso ispirazione da nessuno. Tutto è nato dalla mia stanchezza di essere ossessionata dal mio corpo; era diventato un disagio anche uscire per andare a ballare, perché i vestiti non mi stavano come alle altre o perché pensavo di non potermi permettere di vestire nei modi che mi piacevano. Purtroppo si è persa l’importanza di quello che è veramente importante, nessuno cura più l’anima. Piuttosto che preoccuparsi di essere belle persone dentro, ci si preoccupa dell’esterno. Io credo che qualunque donna voglia uscire da questo tunnel debba accettare che l’apparenza non ti fa avere successo nella vita, e lo dico io che ci lavoro, che ho più pressioni addosso di quelle che ha una ragazza normale. Vivo costantemente sotto pressione, perché per un brand dovrei essere più magra, mentre per un altro più in carne. È altamente destabilizzante.

C’è stato qualche elemento esterno, una relazione ad esempio, che ti ha fatto sentire talmente bella e giusta da scordarti quanto pesassi?

È un processo che parte dall’interno, nessuno ti cambia. Credo però che la persona che ti sta accanto ti cambi non perché abbia il potere di farlo, ma perché un uomo innamorato ti fa sentire la donna più bella del mondo. Mi è successo di recente, ma nel momento in cui è finita non ho mai pensato “si è allontanano perché non sono magra”. Non ho dubbi sulla mia persona, mai. È di questo che noi donne dobbiamo avere la certezza: chi siamo, cosa vogliamo e che tipo di persone vogliamo essere.

Come hai scoperto della possibilità di entrare nel mondo della moda nella categoria curvy? Raccontaci gli esordi della tua carriera.

La carriera nella moda in realtà non mi è mai interessata, io volevo fare l’attrice. Qualche anno fa mi sono trasferita a Roma per fare un’accademia di moda, ma non facevo altro che leggere di casting e andare a vedere i set sparsi per la città. Quando ho iniziato a posare, un fotografo mi ha detto “hai un viso veramente bello, potresti fare la modella”. Così, quando sono tornata in Sicilia, ho fatto le mie prime campagne e ricordo di avere letto una mail di casting dove si parlava di moda curvy, che volevo usare come trampolino di lancio. Lì ho avuto la mia prima fregatura, l’agenzia è scomparsa. L’anno dopo mi è successo di avere a che fare con una persona poco raccomandabile. Ero super ingenua, certe volte mi chiedo perché io non abbia mollato agli esordi. Ho incontrato gente pessima.

Dopo aver partecipato Miss Italia ho iniziato ad acquisire popolarità e a fare i primi lavori a Milano con un’agenzia di modelle curvy. L’esordio nella mia attuale agenzia, Women Management Milano, è una storia esilarante. Avevo già fondato Perfectly Imperfect e avevo bisogno di un ufficio stampa che me lo curasse. Nella fase di ricerca ho inviato mail a molte agenzie. Ha risposto alla mia mail la responsabile della divisione Talents di Women Milano interessata al mio progetto. Io non risposi per circa un mese, poi mi presentai ad un casting in agenzia totalmente ignara e inconsapevole dell’ambiente in cui mi trovavo. Ricordo che in ufficio mi passavano di fianco modelle bellissime e io mi chiedevo “ma che ci faccio qui?”. Mi sono informata seduta stante cercando qualche informazione su internet e ho letto che rappresentavano non solo modelle ma anche talents. A loro piacque molto la mia idea, e siccome non avevano ancora modelle curvy, ho iniziato a lavorare con loro; lì è iniziata la mia carriera con grandi marchi. La mia fortuna più grande è stata questo errore. Dunque, viva gli errori!

Si parla spesso della differenza tra modella curvy e plus size. Ci spiegheresti la differenza?

In agenzia io sono definita una modella plus size, che è una taglia in più rispetto alle regolari. Se superi la taglia di campionario (la 40), sei plus size. In realtà dipende tutto dal brand. Da persona competente ti dico che plus size è 42, 44. Il problema è che questa parola viene percepita in maniera negativa. Non mi sono mai sentita una modella di serie b, scoccia un po’ dover sempre giustificare e spiegare cosa significa. Spero che la gente apra gli occhi e che soprattutto le donne smettano di auto definirsi curvy o plus size. Io posso definirmi così perché sono una modella, ma al di fuori della moda io sono semplicemente una donna.

Qualche anno fa hai fondato il movimento Perfectly Imperfect per combattere il fenomeno del body shaming, di cosa si tratta esattamente?

È nato circa 4 anni fa come movimento contro il body shaming da una mia stanchezza psicofisica: ero stanca di forzarmi a diete assurde, nascondermi, chiedere di farmi più magra nelle foto. Ero ossessionata dal postare foto in cui sembravo più magra. Io mi guardavo allo specchio e non mi accettavo perché avevo troppa pressione addosso. Era frustrante, mi dava fastidio che la gente mi dicesse come dovevo essere. Io volevo essere libera di prendere o perdere chili in base a come la mia testa si sentiva in quel momento. Così, ho creato un # perché mi piaceva l’ossimoro “perfettamente imperfetto”. Io credo che nell’essere umano non ci possa essere niente di perfetto, siamo l’essere più imperfetto del mondo. La perfezione la percepisci quando sei innamorato, quando c’è del sentimento. Ma questo esula dall’oggettività. Io mi sento totalmente guarita a tal punto che non riesco più a capire l’ossessione per la magrezza.

Ho creato questa pagina, poi ho pensato che volevo fare un tour per diffondere il movimento. L’idea di andare in tour mi emozionava da morire. Ho dei ricordi meravigliosi. Ricordo una ragazza che dopo un paio di mesi mi ha detto “ho partecipato perché mi sentivo frustrata dal non essere riuscita a perdere quei chili che mi ero prefissata prima del mio matrimonio. Ieri mi sono sposata e mi sono sentita la donna più bella del mondo”, questa cosa mi è rimasta dentro. Chi ha una voce la deve usare nel migliore dei modi, spesso è difficile per me conciliare il lavoro che faccio, che è un mondo permeato dalla frivolezza, con quello che voglio fare realmente: influenzare gli altri attraverso un messaggio positivo. Insieme a diversi brand abbiamo creato delle capsule con la volontà di prendere dei modelli che non rappresentassero la convenzionalità. Quello che sto cercando di fare è creare un canale che possa comunicare la normalità della diversità. Questo è Perfectly Imperfect. 

Un grazie speciale a Giulia Accardi per la sua gentilezza e grande disponibilità, augurandole il meglio per la sua vita e la sua carriera!

 

di Martina Tronconi

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