5preview: intervista a Emeli Mårtensson

Abbiamo incontrato Emeli Martensson, designer svedese, che ha deciso di fare di Milano la sua “bottega”, come molti altri stilisti. Ecco che cosa ci ha raccontato!

Da illustratrice a grafica, cosa ti ha spinto ad importi come stilista e designer?

Ho studiato tante cose senza affrontarne una sola in modo specifico e ho fatto esperienze di lavoro composite, numerose, differenti e interessanti. Se devi creare è corretto conoscere tutto il processo, non solo una parte. Tutto è connesso e io mi sono più un art director.

Cosa ti ha portata a lavorare in Italia e cosa ti attira del nostro paese?

Sentivo un grande bisogno di allontanarmi dalla Svezia dopo il liveo e dopo un paio di anni sono giunta in Italia per caso. Mi sono subito trovata benee ho imparato l’italiano parlando con amici e conoscenti. Alla fine sono rimasta 10 anni e intanto studiavo e lavoravo. Ora in Italia torno spesso e quello che mi manca quando me ne vado via sono gli amici, gli italiani stessi, le chiacchiere infinite con tutti e le lunghe cene a tavola. E ovviamente mi mancano anche il vino e il cibo del Belpaese!

Punk-rock scandinavo e minimalismo discreto dallo stampo made in Italy. Come si combinano due correnti così remote e distanti?

Tutta la cultura punk è basata sul “fai da te”. Ora una persona può comprarsi outfit già pronti da H&M ma quando ero piccola io le ognuno doveva usare l’immaginazione per vestirsi. Anche le copertine dei dischi e i fanzines erano fatti con passione e sempre a mano. Non c’erano neanche i negozi dell’usato nel mio paesino perciò andavo a cercare abiti vecchi da parenti e genitori, vecchi capi militari ad esempio, e cominciavo a fare i lavaggi a casa o produrre le magliette dei miei gruppi musicali preferiti con gli stencil. Il risultato era da paura! La manualità e la creatività sono la mia vera anima. Crescendo cambiano i metodi ma non l’anima di ciò che faccio e amo.

L’evidente ispirazione per la collezione proviene dallo street style. Preferisci quello italiano o quello americano? Da chi trai maggiore influenza?

Nessuno dei due! Ovviamente durante la fashion week di Milano e  New York, per esempio, tutti si vestono bene! Basta vedere le foto di Sartorialist. Ma in generale lo stile che più mi ispira è quello di Tokyo e Parigi. Anche qui a Stoccolma la gente si veste bene ma talvolta mette più ansia che stimoli. Risulta essere un minimalismo così minimale che rimane poco o niente da apprezzare.

Il nome 5preview come nasce?

Avevo letto un articolo sul guardaroba delle donne francesi che parlava del principio del “4-5 piece wardrobe”, ovvero comprare poche cose e metterle assieme in maniera differente ogni volta. Visto che da sempre combattevo con il mio guardaroba, mi piacque molto questa idea e decisi di fare una collezione compressa, perfetta in ogni stagione. Per finanziare i campionari della prima collezione stampavo T-shirt a casa e le vendevo on-line. Il marchio ha preso il nome di “5preview” perchè dovevo presentare solo un’anteprima (preview) della collezione che doveva essere la “5piece wardrobe” ma alla fine decisi di lasciare “5preview”.

Tre aggettivi che descrivono il tuo brand?

Grafico, manuale e “wearable”.

Qual’è il target a cui ti rivolgi quando crei una collezione? Chi vorresti che indossasse i tuoi capi?

A me fa piacere quando vedo le mie creazioni indossate dalla gente. Stanno bene quasi a tutti! Mi piace molto quando una persona che capisce i messaggi subliminali o i riferimenti della grafica. Il target, ad ogni modo, è una donna relativamente giovane, carismatica e artistica. Una Patti Smith da giovane! Sul mercato, poi, si è sviluppato un target molto più ampio.

Ti senti più una “femme fatale” o un’anima rock ‘n roll?

Per me sono la stessa cosa! Anche se poi sono grunge nell’anima.

Dopo la collezione donna si passa alla “travel light”, dedicata all’uomo. Con quale delle due collezioni si sente più in sintonia?

“Travel light” è il nome di tutta la collezione P/E 2016, sia donna che uomo. L’uomo è l’estensione della donna ma è più basic nei tagli.

Come ti vedi tra 10 anni?

Vorrei dedicare più tempo a me stessa, trovare più tempo per leggere e andare al cinema. Mi piacerebbe poter disegnare molto! Infine, approfondirei sempre ciò che faccio, per andare sempre oltre!

di Alessandro Folador

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