Stella Jean, cura allo spleen 2.0

Dove? Quando? Domande che sorgono spontanee varcata la soglia della location esclusiva che ospita la presentazione della nuova collezione Autunno/Inverno 2016-17 di Stella Jean.

Uno sguardo agli interni: Londra, XIX secolo. Un’occhiata agli oggetti ed una ai modelli e subito si respira aria di un decadentismo tutto nuovo. Sembra quasi che Dorian Gray ci stia aspettando per il thè delle cinque. Le luci soffuse non nascondono la cura maniacale per i dettagli, scrivanie di legno incorniciate da piccoli quadri appesi alle pareti dove spunta lo sguardo fermo di Frida Kahlo. I melanconici interni trasudano un disagio esistenziale d’avanguardia. La sola via di fuga sembra essere tracciata dai colori e dai motivi delle creazioni stilistiche.

E pluribus unum” : questo il titolo della presentazione, motto nazionale degli States e incarnazione della visione sull’estetica sociale della stilista. Un ibridismo culturale in cui diverse etnie intrecciano colori, forme e costumi per completarsi in uno stesso outfit: “da molti a uno”. Ne sono prova i modelli scelti, testimoni di contaminazioni sociali e culturali, rappresentanti delle nuove generazioni. I capi che indossano riflettono questa teoria, mixano know-how della sartoria italiana e pattern sud africani.

Trench in cotone stampato dai motivi indigeni e cappotti monopetto spigati e check, dalle forme tradizionali e dai tagli semplici. Pantaloni dalle linee regolari, dritti e a vita alta, realizzati nei classici tessuti maschili ed abbinati a maglie con stampe jacquard e disegni Ndebele. Occhiali da vista dalla montatura sottile e precisa, calzettoni sportivi dai colori eccentrici e polacchini in peliccia, accompagnati da bastoni da passeggio per sorreggere gli eccessi di stravaganza.

I modelli passeggiano per casa, leggono il giornale e scattano selfie: si tratta forse di un’estetica dandy 2.0? Meglio chiedere a Sharlock Holmes non appena rientrerà a casa!

di Giulia Mariotti

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