Mizza Print: l’eredità leopardata della musa di Dior

Per la pre-collezione ready-to-wear autunnale, la direttrice creativa Maria Grazia Chiuri ha guardato al passato in chiave moderna

Ready-to-wear FW 21-22

Abiti e accessori della pre-collezione FW 21-22 della Maison parigina omaggiano l’amica, musa e collaboratrice di Monsieur Dior, Mizza Bricard. A contraddistinguerne lo stile è infatti la Mizza Print, audace stampa animalier che regala un tocco di “grazia felina” alle creazioni di Maria Grazia Chiuri. 

Un leopardato revival anni ’50

Per la pre-collezione ready-to-wear autunnale, la direttrice creativa Maria Grazia Chiuri ha guardato al passato in chiave moderna. A sfilare su una colorata passerella pop lo scorso dicembre sono infatti stati alcuni dei capi iconici del brand. Uno stile a metà tra il New Look del 1947, con la storica giacca Bar, e le fogge della moda attuale. Il tutto replicato con le stesse antiche tecniche messe in opera dalle celebri Petites Mains della Maison.

Ma lo stile non è stato l’unico motivo per cui fare dei passi indietro nel tempo. La collezione è stata infatti anche un’occasione per rendere omaggio alla storica amica, collaboratrice e musa di Christian Dior, Mizza Bricard. L’omonima stampa leopardata è stata reinterpretata e attualizzata partendo da un elegante cappotto animalier disegnato da Monsieur Dior in persona negli anni ’50. 

Disponibile nelle tinte tono su tono naturale, grigio e nero, la Mizza Print dà un tocco di “grazia felina” ad abiti e accessori della Maison. Sciarpe, impermeabili, gonne e vestiti come anche alcune delle iconiche borse del brand. La Lady D-Lite, la Dior Book Tote, la Dior Caro e la Saddle contribuiscono ad esaltare il lato wild dei look più e meno casual. E non da meno sono le espadrillas Dior Granville e  gli stivali DiorAlps

Un passato misterioso per la musa di Dior

Le stampe leopardate, insieme a perle e spille, erano il tratto distintivo di Mizza Bricard. Non a caso si dice fosse abituata a presentarsi nel reparto modisteria dell’atelier Dior dove lavorava con un foulard di seta leopardato legato al polso. Da qui la dedica del nome alla stampa maculata. E non è solo uno stampa a doverle l’esistenza.

A lei si deve infatti anche il nome del primo profumo lanciato dalla Maison nel 1947, “Miss Dior”. Ispirò inoltre una linea di cosmetici del brand e una linea di anelli d’oro bianco e giallo che riprendevano la zampa del leopardo. E ancora, una linea di profumi a lei omonimi e una linea di sciarpe in seta.

Nonostante la stampa porti il suo nome, Mizza Bricard si chiamava in realtà Germaine Louise Neustadtl. Un personaggio dal passato misterioso, probabilmente nata a Parigi nel 1900, che prese in prestito il cognome dal secondo marito Hubert Bricard.

Quanto a “Mizza” non esiste spiegazione certa della scelta. Ciò che è certo è che questo velo di mistero che la avvolgeva le regalava il potere del fascino. Prima di influenzare la moda di Christian Dior, infatti, l’ex militare e couturier britannico Edward Henry Molyneux vi si ispirò per le proprie creazioni.   

Di lei, nella sua autobiografia, lo storico stilista francese scrisse :“Una natura così singolare, nei suoi inimitabili eccessi, avrebbe compensato l’indole un po’ troppo prudente che viene dalle mie radici normanne”. E la singolarità della sua natura la si percepisce nell’influenza che ebbe sullo stile della Maison Dior, sia con il fondatore che con i successori.

John Galliano per Dior ne prese infatti ispirazione per la collezione FW 2009 di Haute Couture e la collezione Resort dell’anno successivo. Maria Grazia Chiuri per questa pre-collezione FW 2021-22 non ha che continuato la tradizione. Creando un ponte tra passato e futuro ha ricontestualizzato gli storici codici della Maison intrisi del “fascino felino” lasciato in eredità da Mizza Bricard. 

di Greta Masè

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