Free the words: uno slogan che parla di slogan

La moda è probabilmente una delle manifestazioni più esplicite della comunicazione visiva. Ma quando le forme e i colori non bastano per esprimere un concetto, la parola scritta ricorre in aiuto dei creativi. Che si tratti di un designer che dissemina le passerelle di brevi messaggi ermetici, o che si tratti di un’adolescente per strada che indossa una t-shirt che cita una qualsiasi delle canzoni di Beyoncé, la moda è un mezzo d’espressione che mai come in questa stagione, ma soprattutto nella prossima, sublima il proprio valore comunicativo attraverso la parola.

Lo sloganeering diventa quindi protagonista della Primavera/Estate 2017, comparendo sulle passerelle di Stella McCartney, Maison Margiela, Haider Ackermann, Paco Rabanne e altri. Persino Lacoste, brand che di certo non si è mai distinto per audacia, ha convertito il distintivo logo con alligatore ricamato in una stampa che recita semplicemente “Un Crocodile”, ed è già abbastanza spiazzante così.

Si respira aria di rivolta anche da Dior, grazie al nuovo Direttore Creativo, Maria Grazia Chiuri, che celebra la prima successione femminile al trono della Maison con la dichiarazione stampata su t-shirt bianche “We Should All Be Feminists”. C’è poi chi come Carven, non possedendo il dono della sintesi, cita per intero il testo di una canzone, “Mademoiselle de Paris”, scritta nel 1948 per Jacqueline François dal paroliere e giornalista Henri Contet, autore di molti grandi classici della musica leggera francese.

E parlando dei tempi andati, vi ricordate quando è stata l’ultima volta che abbiamo assistito al fenomeno “free the words”? Parliamo dei mitici anni Novanta, da cui sono stati recentemente riesumati i choker, gli abiti in stile babydoll e la logo-mania. Erano quelli gli anni in cui, superate le turbolenze politiche che avevano scatenato l’arrabbiatissima creatività dei punk, la moda assumeva forme più giocose e leggere. Lezione da cui trae insegnamento Henry Holland, che per la stagione P/E 2017 propone una versione riveduta e aggiornata delle t-shirt che lo avevano consacrato al successo nei primi anni Duemila. “I’ll Tell You Who’s Boss, Kate Moss” è stato dunque sostituito dallo slogan “I’m Yours For A Tenner Kendall Jenner”.

In un periodo storico dominato da eventi come la Brexit e l’elezione di Donald Trump, qualcuno sostiene che il ritorno dello sloganeering sia sintomo di una generazione frustrata che vede la propria libertà scivolarle di mano, e che perciò ricorre al metodo più immediato, semplice ed efficace, per esprimere i propri pensieri: semplicemente indossandoli, come fossero epitaffi della propria voce. Ma c’è anche chi ha pensato a chi desidera fuggire con la mente, immergendosi magari nella lettura di un classico senza tempo. Come Dega, una designer israeliana che per TightsShop propone calze con stampati diversi brani tratti dalle opere di Oscar Wilde, Edgar Allan Poe, Jane Austen, Antoine de Saint-Exupéry e Lewis Carrol. Personalizzabili, tra l’altro.

E se invece aveste voglia di disegnare e mettere in produzione la vostra personalissima t-shirt per scriverci sopra quello che vi pare – messaggi ironici, messaggi politici, aforismi o parolacce – potete farlo comodamente dal vostro smartphone utilizzando Teeser: sbizzarritevi, al resto ci pensa l’App!

di Eleonora Garofalo

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