Emporio Armani PE 2022: 40 anni di moda per tutti

La PE 2022 di Emporio Armani celebra i 40 anni del brand senza attaccarsi al passato, ma delineando un futuro pieno di promesse e voglia di viaggiare

Per un marchio in continuo rinnovamento come Emporio Armani, festeggiare un compleanno come i 40 anni è quasi paradossale. Sì, perché il brand dell’aquila indomita nato nel 1981 ha sempre avuto un obiettivo limpido: creare una moda per tutti che prescindesse dall’età, dal genere, dal ceto sociale.

Presentata durante la Milano Fashion Week, la collezione Primavera/Estate 2022 di Emporio Armani mette in scena una summa di codici stilistici squisitamente Armani. Una celebrazione, certo, ma senza traccia di nostalgia o di attaccamento morboso al passato; piuttosto, un’esortazione implicita a perseverare il messaggio di fluidità e inclusione da sempre inscritto nel DNA di Emporio Armani, ma senza dimenticare l’arte sartoriale e l’eleganza senza tempo di Re Giorgio.

Emporio Armani PE 22 e l’itinerario senza meta nella bellezza 

Una mostra all’Armani Silos, un’edizione straordinaria dell’Emporio Armani Magazine, un (immancabile) murales in via Broletto a Milano. E, soprattutto, una sfilata, quella della Primavera/Estate 2022. Perché Giorgio Armani vuole sì festeggiare i 40 anni del suo Emporio, ma vuole anche guardare al futuro. E continuare a creare.

È così che all’Armani Teatro vanno in scena le nuove proposte di Emporio Armani per la donna e per l’uomo, finalmente dal vivo dopo lo stop dovuto alla pandemia globale. Giorgio Armani era stato fra i primi, a febbraio 2020, a chiudere le porte delle sue passerelle per prevenire i contagi, ed è dunque ancora più emozionante vederlo uscire a chiusura del défilé insieme a Silvana Armani e Leo Dell’Orco, che dirigono rispettivamente l’ufficio stile donna e uomo del brand.

La Primavera/Estate 22 di Emporio Armani è un viaggio magnifico. La destinazione? Ovunque ci sia voglia di bellezza, eleganza, libertà. Le uscite – numerosissime, com’è ormai consuetudine per lo stilista milanese – si susseguono come un vento caldo che trasporta verso lidi lontani, i nomi dei quali restano sempre sulla punta della lingua senza venire mai pronunciati.

Non importa. C’è l’Asia dei colli alla coreana e delle giacche-kimono, c’è l’Africa dei monili variopinti al collo sia delle donne che degli uomini, c’è il sapore mediorientale dei pantaloni-pigiama, ci sono i colori luccicanti di una barriera corallina immersa in un mare tropicale chissà dove.

Quello che non c’è è l’appropriazione culturale: Emporio Armani utilizza le ispirazioni del mondo senza copiarle, le reinventa secondo i propri canoni cosmopoliti, inserendole in un tessuto urbano, rendendole fruibili nel qui ed ora da tutte le generazioni in modo trasversale. Proprio come nel primo negozio-Emporio dell’81 in via Durini, nel quale chiunque poteva trovare un capo che rispecchiasse la sua personalità e, al contempo, lo zeitgeist del momento.

I cittadini del mondo viaggiano leggeri per Emporio Armani

A colpire della sfilata di Emporio Armani PE 22 è il senso di leggerezza che ogni uscita sembra emanare. Complici tessuti come la seta, il misto lino cotone e lo chiffon, gli uomini e le donne Emporio appaiono quasi eterei, pronti per dirigersi tanto verso l’ufficio quanto verso un aereo in partenza per l’altro capo del mondo.

Il guardaroba femminile è incentrato su mini abiti e camicette impalpabili, giacche sahariane corte e bluse dal collo ultra morbido, gilet e shorts minimali. Per lui, giacche destrutturate monopetto e ampi pantaloni cargo, ma anche completi quasi business da indossare con un paio di ciabatte, camicie a kimono, maglie sulle quali si rincorrono le stampe delicate di un mappamondo.

Per tutti, pantaloni pigiama con cinturino alla caviglia che divengono più o meno formali a seconda del materiale di cui sono fatti, ma che comunque sanno unire sapientemente il relax delle forme alla cura sartoriale.  

C’è spazio, ovviamente, anche per il denim, il tessuto che per primo fece spopolare Emporio Armani fra i giovani e qui re-immaginato in termini più gentili e assolutamente non rigidi, dalle tute al tailleur, dai pantaloni ampi alle giacche patchwork. E poi la linea sportiva EA7, con shorts, giacche e maglie modulari dai tagli futuristici, i cui tessuti tecnici lisci e performanti ben si sposano con la levità del resto della collezione.

I colori sono infine un vero e proprio omaggio all’intera storia di Armani. Delicatissimi, spesso non-colori, dal beige al sabbia, dal grigio chiaro all’inconfondibile greige, passando per blu, bianco e indaco, tutti in grado di infondere un’eleganza mai urlata ma comunque ben evidente ad ogni capo.

E poi, il finale brillante, con il turchese che prende il sopravvento e sfila accanto a rossi, blu e verdi più intensi, con paillettes e perline che luccicano sopra a top, minigonne e abiti a palloncino. La degna chiusura di una collezione che parla ai cittadini del mondo, e che mette il primo mattoncino dei prossimi 40 anni (e oltre) di Emporio Armani.

di Martina Faralli

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