Lo scandalo dei diuretici ai colloqui scuote la Francia

Un abuso sistematico che rivela fragilità istituzionali e riaccende il dibattito sulla sicurezza lavorativa femminile.

a cura della Redazione

Una denuncia che lascia senza parole e apre uno dei casi più inquietanti degli ultimi anni. Oltre 240 donne affermano di essere state drogate durante colloqui di lavoro presso il Ministero della Cultura. Un’accusa grave che mette in discussione potere, sicurezza e dignità nel mondo del lavoro.

Il racconto delle candidate: umiliate durante i colloqui

Le testimonianze parlano tutte dello stesso schema: durante l’incontro, il funzionario offriva alle candidate una bevanda, tè o caffè, poi adulterata con un diuretico. Nel giro di pochi minuti, le donne avvertivano l’urgenza di andare in bagno, tremori e forte disagio fisico. Quando chiedevano una pausa, l’uomo le invitava invece a proseguire l’incontro, spesso all’aperto o lontano dai servizi igienici. Secondo alcune, l’obiettivo era osservare il loro imbarazzo, un abuso psicologico camuffato da selezione professionale.

Oltre 240 denunce in dieci anni

Il numero delle denunce ha sorpreso perfino gli inquirenti: circa 240 donne, provenienti da percorsi e anni diversi, hanno raccontato esperienze simili. Le presunte violenze sarebbero avvenute nell’arco di quasi un decennio. Alcune testimonianze hanno parlato persino di un documento interno, intitolato “Esperimenti”, in cui venivano annotate le reazioni delle candidate. La dimensione ripetuta, metodica e premeditata delle accuse ha trasformato il caso in un terremoto per l’amministrazione francese.

Il funzionario sotto indagine

Il nome al centro dell’inchiesta è quello di Christian Nègre, ex quadro del Ministero della Cultura già sospeso in passato per comportamenti discutibili. Le accuse formali includono somministrazione di sostanze senza consenso, molestie, abuso di potere e violenza psicologica. Con l’emergere delle nuove denunce, il caso è riesploso mediaticamente, spingendo la procura ad aprire un fascicolo per verificare l’impatto reale delle sue azioni e le eventuali responsabilità di chi, all’interno del ministero, avrebbe potuto ignorare segnali d’allarme.

Un caso che interroga le istituzioni

La vicenda non riguarda solo l’uomo accusato, ma l’intero sistema di selezione pubblica. Come è possibile che un comportamento simile sia andato avanti per anni? Le denunce sollevano interrogativi profondi sul controllo interno, sulla trasparenza dei concorsi e sulla tutela delle donne in ambienti professionali. Nel dibattito pubblico francese, il caso è già diventato simbolo di un problema strutturale: quando il potere non viene controllato, può trasformarsi in abuso.

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