Impariamo a convivere con l’ambivalenza

È dal momento della primissima infanzia (7-8 mesi), in cui il bambino entra in quella fase dello sviluppo che la psicoanalisi chiama “schizo-paranoidea”, che ognuno di noi impara a fare i conti con l’ambivalenza all’interno delle cose.

I bambini inizialmente non hanno memoria, ovvero vivono ogni attimo come se fosse un’esperienza a sé. Quando la mamma li allatta sono felici, appagati e amano profondamente il seno che li sta nutrendo, mentre se la mamma non risponde al loro richiamo, risentono subito di quell’assenza di cura, di affetto e di conforto, e desidererebbero distruggere chi si sta prendendo gioco di loro, chi li sta facendo morire di fame e di sete.

Fino a qui, i sentimenti sono molto forti, ma non c’è ancora conflitto. È solo dopo, quando i piccoli acquisiscono memoria, maturando il loro sistema nervoso, che riescono a sovrapporre le due immagini e a rendersi conto che la persona che li cura e li ama e quella che li abbandona al loro destino, e non li prende nemmeno in braccio mentre loro sono angosciati e disperati, è sempre la stessa. E qui subentra la crisi. Che fare? Se si accetta la mamma buona, che garanzie di protezione ci saranno nei confronti di quella cattiva, due parti della stessa persona? Ma se si fugge da quella cattiva, chi mai li potrà più curare, dato che la mamma buona è sempre lei?

Il problema è gravissimo. È una questione di vita o di morte. Come risolverlo?

Per fortuna, però, in quasi tutte le mamme la parte positiva è più consistente di quella negativa e così i bambini decidono di affidarsi a lei e di continuare a crescere, anche se imparano a capire di doversi tener in guardia dall’altra parte della personalità della mamma e cercare piano piano di addomesticarla.
Ma poi? Crescendo? Pensiamoci bene: esiste forse una qualunque cosa, una qualunque persona che abbia solo lati positivi? Ebbene, no. E allora? Allora tutti abbiamo imparato, come quando eravamo piccolissimi, per sopravvivere al meglio, a prendere quello che ci sembra buono, stando attenti a evitare la parte cattiva. “Attenti al lupo!”, come cantava Lucio Dalla.

Abbiamo anche imparato a trovare un partner che ci riesce a soddisfare su molto, sapendo però che ci saranno cose di lui/lei che non ci andranno mai bene. Abbiamo imparato che ogni lavoro ha lati belli e lati brutti, che ogni casa ha angoli bui che vorremmo evitare, che ogni rapporto ha momenti in cui è meglio tacere, mentre vorremmo urlare… Saper oltrepassare il negativo quando si presenta, è l’unico modo per cogliere e gioire del positivo. Anche perché è impossibile separarli.

Bene! Morning light/deep night, impariamo a convivere con l’ambivalenza, non c’è altra soluzione. Non esistono il tutto bianco o il tutto nero. Come da romanzo…la vita è un insieme di sfumature di grigio

(di Marina Zorzi)

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