La protagonista è una straordinaria June Squibb, nei panni dell’imprevedibile e carismatica Eleanor Morgenstein, una donna di 94 anni che, dopo una perdita personale dolorosa, sceglie di raccontare la propria storia — o almeno, una sua versione.
Ciò che inizia come una narrazione privata diventa ben presto qualcosa di più grande, quasi incontrollabile, dando vita a un racconto che sfuma tra ricordo, invenzione e desiderio. Eleanor The Great esplora con umorismo e tenerezza il modo in cui le storie che ci vengono raccontate diventano quelle che usiamo per raccontare noi stessi. E lo fa con un tono agrodolce, fatto di nostalgia, colpi di scena e riflessioni sulla vecchiaia, la perdita e la necessità tutta umana di riscrivere il passato.
Johansson dirige con leggerezza e profondità, tratteggiando una protagonista che sfugge ai cliché dell’età avanzata: Eleanor non è una vecchietta tenera o rassegnata, ma una forza della natura capace di mettere in crisi chiunque le stia accanto. La regista costruisce così un racconto che è insieme personale e universale, con una regia pulita e toccante che valorizza ogni sfumatura emotiva.
Con Eleanor The Great, Scarlett Johansson sorprende, emoziona e diverte, dimostrando che anche a 94 anni si può essere protagonisti assoluti della propria storia — anche se quella storia non è mai esattamente come è accaduta.