Unknown unknowns. An Introduction To Mysteries: un’indagine sull’ignoto alla Triennale di Milano

Un incontro interculturale tra circa un centinaio di opere e progetti frutto dell’interpretazione dell’ignoto

di Greta Masè

ArchaeaBot by Anna Dumitriu and Alex May in collaboration with scientist Amanda Wilson Imperial College Photo credit Vanessa Graf Ars Electronica 2018

Dal 15 luglio all’11 dicembre 2022

Dal 15 luglio all’11 dicembre 2022 sarà in mostra alla Triennale di MilanoUnknown Unknowns. An Introduction To Mysteries.” Un’esposizione collettiva di più di 350 artisti internazionali che hanno esplorato il concetto dell’ignoto sia da un lato scientifico che umanistico. Una presa di coscienza sullo Sconosciuto che va in cerca di domande e non di risposte.

23esima edizione dell’Esposizione Internazionale

L’Esposizione Internazionale della Triennale di Milano è uno degli eventi dedicati al design e all’architettura più importanti sulla scena internazionale da quasi un secolo. Questa 23esima edizione affronta il tema dell’ignoto, quel mondo sconosciuto che ci circonda e al quale non sappiamo dare un significato. E infatti “Unknown Unknowns” mira a porsi domande, a stupirsi davanti a quello che ci sfugge della realtà piuttosto che cercare delle risposte. Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, ce lo spiega così:  “Quello che non sappiamo di non sapere non è la constatazione di un limite, ma la percezione di una forma di conoscenza che rispetta l’ignoto, a volte abbracciandolo, a volte attraversandolo, a volte eludendolo. Ma sempre accettandolo come presenza costante della nostra vita”.

Foto a sinistra: V1_Andrea Galvani © Study on Leptoquark, 2021 | Foto a destra: 124_AK, Clear Magenta, 2019

La mostra tematica è stata curata da Ersilia Vaudo. Astrofisica italiana che in merito al tema del progetto ha dichiarato: «lo Sconosciuto apre la possibilità di lasciarsi andare allo stupore». La sezione dedicata alle partecipazioni internazionali è stata invece creata con il patrocinio del Bureau International des Expositions. E ad esse si affiancano poi due grandi mostre. Quella ideata dal Direttore Artistico Generale della Fondation Cartier pour l’art contemporain, Hervé Chandès, intitolata “Mondo Reale”. E quella curata da Marco Sammicheli, Direttore del Museo del Design Italiano di Triennale, “La tradizione del nuovo”. Ma immancabili sono poi anche le installazioni e i progetti speciali. Storici dell’arte, musicisti, docenti e architetti arricchiscono infatti il dialogo suggerito da un tema così avvolto nel mistero.

Da un punto di vista infrastrutturale, l’allestimento è stato progettato da Space Caviar e realizzato da WASP. In linea con il tema della mostra, esso esplora il concetto di gravità come forza che modella la realtà. Lo spazio espositivo è stato creato attraverso la stampa 3D e interamente prodotto negli spazi di Triennale da grandi stampanti. I materiali impiegati sono inoltre naturali e in gran parte derivanti da sottoprodotti dell’industria agroalimentare, diminuendo così sia l’impatto ambientale che lo spreco di risorse.

«C’è qualcosa? Si c’è qualcosa ma forse niente»

A partecipare all’esposizione sono stati più di 350 artisti provenienti da 20 paesi esteri. Un incontro interculturale tra circa un centinaio di opere e progetti frutto dell’interpretazione dell’ignoto. Di quel qualcosa che supponiamo che ci sia ma che non sappiamo cosa sia, o se ci sia per davvero. Senza rassegnarsi all’idea di non venirne mai a capo ma continuando a farsi domande e a fare scoperte, imparando a conviverci.

Foto a sinistra: Dahlem expanding universe | Foto a destra: Hosan Jan Kamiokande Super-K-2

Il percorso espositivo è diviso in tre momenti: i primi due guidati da una visione antropocentrica, mentre il terzo approfondisce mondi più inaccessibili. L’esplorazione parte infatti dal concetto della gravità in quanto forza fisica che agisce sull’esistenza dell’universo modellandolo. Si passa poi ad un’ampia sezione centrale legata al tema dell’abitare ignoto e alle nuove sfide dell’architettura. Sia come invito a convivere con quello che di sconosciuto ci circonda sia in merito ai sistemi di mappatura e all’interazione tra realtà e finzione.

When Accelerators Turn into Sweaters by Julijonas Urbonas, photo by Aistė Valiūtė and Daumantas Plechavičius

La terza parte, come anticipato, esce dalla dimensione antropocentrica per avvicinarsi a mondi inaccessibili come quello della matematica, dei futuri deterministici e dell’antimateria. E proprio alla matematica viene dedicato l’elogio finale della mostra, per la sua capacità di andare sempre oltre, alla scoperta di realtà sconosciute e inimmaginabili. Come una sorta di spiraglio di accessibilità con ciò che non sappiamo di non sapere. 

Special commission e Listening Chambers 

A contribuire infine al dialogo interculturale che il percorso espositivo suscita nell’osservatore, sono stati invitati quattro artisti di mondi creativi differenti.Yuri Suzuki, Irene Stracuzzi, il collettivo SOM e Refik Anadol sono stati chiamati a sviluppare quattro special commission. Progetti che indagassero il ruolo dell’arte, del design e più in generale dell’ignoto. Mentre ad arricchire la mostra sono state allestite le opere site-specific di Andrea Galvani, Bosco Sodi, Marie Velardi e l’adattamento di un’opera di Tomás Saraceno.

Momoko SeKo planetsigma still

E come per gli occhi, ce n’è anche per le orecchie. Oltre alle opere di “Unknown Unknowns. An Introduction To Mysteries” sono infatti state ideate quattro Listening Chambers. Altrettanti personaggi del mondo scientifico e culturale hanno prestato la voce in merito a temi della propria professione. Il neuroscienziato Antonio Damasio sul tema del sé e della coscienza e il fisico teorico Carlo Rovelli sul tema del tempo. E ancora, il filosofo della biologia Telmo Pievani sull’origine della vita e la fisica teorica Lisa Randall sui misteri dell’universo.

Artist Amy Karle 2018 inspecting her work REGENERATIVE RELIQUARY, photo Ars Electronica Vanessa Graf

Grazie all’Agenzia Spaziale Europea (ESA), la mostra tematica si conclude regalando allo spettatore un’immagine della Terra dallo spazio. Un’occasione per osservare da lontano, osservarne il drastico impatto ambientale e continuare anche dopo la mostra a riflettere sull’ignoto che ci circonda.

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