The Island di Hito Steyerl arriva all’Osservatorio Prada

Un viaggio immersivo che fonde scienza, cinema e memoria in continui salti temporali sorprendenti.

a cura della Redazione

Con The Island, Fondazione Prada inaugura un percorso che trasforma l’Osservatorio in un laboratorio visivo. Un’esperienza che unisce ricerca, cinema e tecnologia dentro la cupola della Galleria Vittorio Emanuele II. Un viaggio che sfida la percezione, evocando tempi profondi e tensioni della contemporaneità.

Una mostra che intreccia mondi e tempi diversi

La nuova esposizione di Hito Steyerl, attiva dal 4 dicembre 2025 al 30 ottobre 2026, mette al centro la complessità del presente attraverso la logica narrativa della fantascienza. Grazie a un film realizzato appositamente e a una serie di installazioni, l’artista riorganizza spazio e tempo come fossero materia fluida, mescolando intelligenza artificiale, crisi climatica, pressioni politiche e immaginazione speculativa. La mostra diventa così un dispositivo che invita a creare mondi paralleli anche nelle circostanze più avverse.

Le quattro narrazioni di The Island

Il progetto si articola in quattro capitoli: The Artificial Island, dedicato alla scoperta dell’isola neolitica sommersa in Dalmazia; Lucciole, che introduce la bioluminescenza del plankton e la ricerca scientifica sulla luciferina e sulla Proteina fluorescente verde; The Birth of Science Fiction, incentrato sull’eredità teorica di Darko Suvin; e Flash, che rievoca l’immaginazione infantile come fuga dalla realtà durante la guerra. Ogni sezione è un salto tra epoche, simboli e paesaggi, dai microorganismi alle galassie, dai miti pop alle memorie traumatiche.

Un percorso immersivo su due livelli

Al primo piano dell’Osservatorio, lo sguardo incontra una sfera luminosa con la scansione 3D del sito neolitico sommerso, accompagnata da quattro schermi LED che raccolgono interviste a fisici, archeologi e studiosi. Qui trovano spazio anche poesie di Suvin e materiali narrativi legati alle ricerche dell’artista. Il secondo piano riproduce una sala cinematografica degli anni Quaranta: poltrone rosse, piattaforma a forma d’isola e il film di Steyerl, che intreccia canto corale tradizionale, archeologia e fisica quantistica.

Il contrasto tra junk time e tempi profondi

Steyerl mette in scena il conflitto tra il “junk time” prodotto dalla tecnologia, fatto di loop, accelerazioni e sospensioni, e i tempi profondi che sfuggono alla dimensione umana, dal Neolitico alle profondità marine. La mostra diventa un’oscillazione continua tra passato remoto, presente frammentato e futuri possibili, trasformando Osservatorio in un archivio di percezioni e stratificazioni temporali.

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