Red Carpet: il cinema dei sogni alla Galleria Campari

Un viaggio nel divismo tra cinema, arte e pubblicità, firmato dall’iconica Galleria Campari.

a cura della Redazione

L’iconico spazio di Sesto San Giovanni celebra il fascino del divismo cinematografico, tra arte, pubblicità e moda.

Dal 23 ottobre 2025 al 2 giugno 2026, Galleria Campari accende i riflettori sul mito delle star del Novecento con la mostra “RED CARPET: il cinema dei sogni. Campari e l’immaginario del divismo, 1900–1960”, a cura di Giulia Carluccio. Un percorso immersivo che intreccia cinema, arte e comunicazione per raccontare come la cultura visuale e la pubblicità abbiano plasmato l’idea stessa di celebrità.

La nascita del mito

Dai film muti ai primi manifesti pubblicitari, la mostra ripercorre le origini del divismo quando volti come Pina Menichelli, Francesca Bertini e Lyda Borelli trasformarono lo schermo in un altare di seduzione e potere. Attraverso bozzetti, fotografie e affiches firmati da artisti come Brunetta, Marcello Dudovich e Ugo Mochi, la “Diva” diventa emblema di desiderio e stile, con pose e sguardi che riecheggiano nel linguaggio pubblicitario di Campari.

Figure del desiderio

Nel cuore del percorso, lo sguardo si apre sullo star system hollywoodiano e sulla sua influenza sulla società e la moda. Le dive italiane e internazionali degli anni ’20 e ’30 si confondono con le protagoniste delle campagne Campari, nei tratti di Depero, Muggiani e Sergio Tofano. È l’epoca in cui cinema e pubblicità si fondono, dando forma a un immaginario condiviso in cui la bottiglia rossa diventa simbolo di sogno e modernità.

Oltre lo schermo

Nel dopoguerra, le luci del set si fanno più reali: Gina Lollobrigida, Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Brigitte Bardot incarnano un nuovo glamour, più umano ma non meno magnetico. Gli scatti di Angelo Frontoni e le grafiche di Franz Marangolo e Guido Crepax raccontano l’evoluzione di un divismo che si tinge di pop, tra cinegiornali, caroselli e mode che anticipano la rivoluzione dei ’60.

L’icona e la maschera

Con la sezione Icons, il percorso approda all’eredità del mito: da Audrey Hepburn a James Dean, da Sophia Loren a Marilyn Monroe, il divo si fa specchio di un’epoca in trasformazione. Il gran finale è affidato al fotografo Philippe Halsman e alla sua celebre Jumpology: nei salti di star come Grace Kelly e Jerry Lewis, la maschera cade e resta solo l’essenza.

Campari, con il suo straordinario archivio, rinnova così il dialogo fra arte, cinema e comunicazione, celebrando il fascino intramontabile della luce rossa del suo bicchiere.

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