Pablo Llana: la denuncia al junk food, piaga del Messico

Pablo Llana

La maggior parte della popolazione messicana è in sovrappeso o obesa, e una persona su sei è affetta da diabete, una patologia che ogni anno uccide circa settantamila persone nel Paese. Pablo Llana, artista emergente messicano nelle arti plastiche e visive, denuncia il fenomeno consumistico transnazionale del junk food, cibo spazzatura sviluppatosi in Messico durante la seconda metà degli anni ‘80.

Pablo Llana: gli esordi

Pablo Llana nasce nel 1980 a Tijuana, in Messico, in cui vive e lavora. In seguito al conseguimento della laurea in materie artistiche alla Casa della Cultura di Tijuana, ha partecipato al “Programma di professionalizzazione artistica per artisti visivi’’ presso il centro umanistico in Bassa California. Ha preso parte a più di quaranta mostre collettive locali e internazionali. Il suo lavoro fa parte del patrimonio culturale del CECUT (Museo del Centro Culturale di Tijuana).

La scelta linguistica

Il lavoro di Pablo Llana consiste principalmente in cicli di grandi opere plastiche basate sull’indagine della trasformazione nella cultura del consumo. Il fulcro della sua ricerca è un’indagine continua sulla struttura di simboli colossi del consumo, come ad esempio l’azienda Mc Donald’s, in rapporto all’anima dell’uomo e al contesto politico di cui essa è specchio.

Pablo Llana e l’origine della protesta

La cultura del consumo in Messico ha cominciato a trasformarsi radicalmente durante la seconda metà degli anni ‘80, quando lo Stato ha attuato una serie di politiche economiche neoliberiste. Il paese passò dall’essere un mercato protezionistico ad uno aperto alla produzione estera. Il carico maggiore di merce proveniva principalmente dagli Stati Uniti. Questa situazione si intensificò con l’entrata in vigore dell’Accordo di libero scambio nordamericano nel 1994 fra USA, Canada e Messico, che prevedeva l’eliminazione delle barriere al commercio e all’investimento fra i paesi membri.
A poco a poco, beni che in precedenza non esistevano localmente, iniziarono ad occupare gli scaffali dei supermercati messicani. Tali alimenti furono categorizzati all’interno del termine ‘‘cibo spazzatura’’. Fu inoltre in questo periodo che comparvero i primi stabilimenti della catena McDonald’s in tutto il paese. Tali colossi attirarono i consumatori più poveri, accecati dal basso costo del prodotto, rendendo il Messico il primo paese con il più alto tasso di obesità al mondo, che ha tra le principali cause di morte il diabete.

Le opere

Usando come materie prime involucri di prodotti alimentari ‘‘spazzatura’’, Pablo Llana intende portare l’osservatore ad una riflessione politica e sociale del paese. Il risultato sono opere caratterizzate da uno spreco di plastica, frutto dell’enorme ondata consumistica portatrice di scarse condizioni di salute all’interno della società. L’intento di Pablo Llana è quello di invitare l’osservatore ad una riflessione sulla cultura del consumatore.

La scelta dei colori

I vari marchi, al fine di essere identificati facilmente dal consumatore, devono essere caratterizzati da colori vibranti sintetizzati in soluzioni iconiche. Forme semplificate, come “l’onda” della Coca Cola o gli “archi” di McDonald’s, devono essere percepite come qualcosa di stimolante per il fruitore. Pablo Llana nelle sue opere deforma i più grandi loghi della cultura del consumo, tradendo così sia l’uso efficace del colore che delle forme iconiche che attiravano l’acquirente.
Nelle sue opere non ci sono mai descrizioni vere e proprie, quanto richiami velati ed allusioni. I colori, riferimenti alle principali catene di consumo di massa, contribuiscono alla presa di coscienza della condizione personale e al tempo stesso della condizione umana in quell’epoca. Sono opere care a Pablo Llana, senza dubbio. Ma l’intimità di un artista è, come ogni suo gesto, un riflesso per gli altri che osservano.

‘‘Siamo vittime di un consumismo eccessivo’’

Con queste parole Pablo Llana porta alla riflessione sulla salute globale, in cui l’innovazione sociale e il benessere sembrano essere basati su un approccio cosmopolita che, nonostante uno sviluppo civilistico-tecnologico, continua a soffrire di oneri fondamentali come la salute dei cittadini. Tuttavia, è proprio grazie alle corporazioni industriali dei junk food che è stato favorito lo sviluppo di un’economia della selezione del cibo, dedita alla salute, dunque ai diritti umani.
di Giulia Perrone

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