Moroso: tra linee minimal e emozioni d’Africa

Moroso

In un periodo storico in cui vi è la tendenza di chiusura al diverso, Moroso, un grande brand italiano, dal 1952 punto di riferimento del design a livello internazionale, si pone come ponte tra due culture. Da una parte presenta una collezione minimale, tipica di tutta la storia occidentale del design del Novecento. Dall’altra, invece, mostra come sia possibile raccontare attraverso varie collaborazioni un paese caldo e emozionante come l’Africa. Un viaggio, quindi, che parte dalle radici del design contemporaneo per andare verso contaminazioni esotiche e affascinanti.

Moroso e lo stand firmato da Patricia Urquiola

Patricia Urquiola, designer spagnola, progetta lo stand di Moroso, proiettandolo verso una ricerca di semplicità formale. Riesce a creare un collegamento tra arte e architettura attraverso giochi di linee, luci e colori. È la bidimensionalità la caratteristica principale del complesso. Ciò si realizza anche grazie al colore – tre tonalità: terracotta e due grigi azzurrati dalle nuances più chiare e più scure – proiezioni geometriche, luci e sensazioni.

Vi è un contrasto tra i piani cromatici e asimmetrici, così da creare una varietà di movimenti visuali in cui ogni spazio compositivo è collegato all’altro. Allo stesso tempo, il colore sulla tela produce delle visioni fotografiche. I materiali espositivi scelti sono il telaio e la tela per la loro valenza pittorica: hanno il chiaro intento di richiamarsi all’artista cubana Carmen Herrera. La palette cromatica riproduce ambienti freschi e primaverili, rassicuranti e contemporanei.

La pianta rettangolare è composta da un unico ingresso e un’unica uscita. Al suo interno, sette pedane, sollevate di 60 cm da terra, creano sette still-life. Ciascuna pedana riproduce una stanza, in cui linee geometriche e contrapposizione netta dei colori fanno da sfondo alle forme degli imbottiti e delle sedute. Al centro, una piazza, una vera e propria agorà, dove il pubblico può sedersi e godere della varietà di movimenti, ritmi e tensioni spaziali.

Il vero protagonista dell’ambientazione living di Moroso: il nuovo divano Gogan

Firmato sempre da Patricia Urquiola, con il divano Gogan il brand Moroso vuole sottolineare come l’equilibrio tra gli elementi sia dato dalla forma non troppo regolare: si utilizzano forme leggere ma che all’apparenza dovrebbero essere pesanti. L’ispirazione deriva dai sassi giapponesi tradizionalmente usati sugli argini di fiumi e laghi, che hanno l’utilità di essere sia da protezione degli argini, che di utilizzo estetico sulle rive.

Sistemi modulari, tradizione artigianale, know-how del materiale: lo stand elegante, minimale e poliedrico di Moroso

Riproposto anche quest’anno il sistema modulare Josh, realizzato da Edward van Vliet per Moroso. Per la zona dining si propongono vari tavoli da pranzo, come Il Naturale di Heinz Glatzl e Joachim Mayr in collaborazione con Schotten & Hansen. Lavorazione artigianale del legno e sapienza del trattamento del materiale sono le caratteristiche principali di questo oggetto d’arredamento. Anche le sedute della collezione Armada della coppia Doshi & Levien prendono posto sulla pedana, e quest’anno si aggiunge al loro fianco il divano come nuovo componente.

La collezione Mathilda di Patricia Urquiola, le cui sedute sono caratterizzate da una fascia colorata che collega tra loro gli elementi strutturali, viene riproposta assieme ad un tavolo interamente in legno, caratterizzato da due gambe a cavalletto che sostengono il piano. Sulla stessa pedana trovano spazio le nuove sedie, che vanno ad arricchire la famiglia di prodotti Klara. Altre due pedane sono dedicate alla presentazione di nuove collezioni.

Nella prima, il divano Heartbreaker di Johannes Torpe, immediatamente riconoscibile per il dettaglio del bracciolo a forma di “mezzo cuore”, che si ricompone giocosamente nelle combinazioni di divani affiancati. Infine, esposta una famiglia di sedute, Precious, esempio di equilibrio tra pulizia formale e grazia estetica. Nella seconda pedana viene esposta, in tutta la sua completezza, eleganza e poliedricità, la collezione Yumi di Bendtsen Design Associates, composta da sedie, poltroncine, poltrone, e tavoli e tavolini.

M’Afrique collection: al Fuorisalone dieci anni di prodotti artigianali firmati dai più grandi designer internazionali

Nasceva dieci anni fa M’Afrique collection, con una ventina di prodotti. L’Africa, luogo da sempre caro a Patrizia Moroso, che descrive così l’emozione alla base di tutto il progetto: “Per me l’Africa è uno struggente sentimento. È un luogo profondo dell’anima e dell’emozione. Tutto quello che viene da quel luogo è vitale e carico di infinita bellezza.  (…) Con l’Africa non riesco a essere razionale: è una terra che amo incondizionatamente”.

Realizzata in Senegal nell’Atelier M’Afrique, a cura di Abdou Salam Gaye, la collezione è disegnata da Tord Boontje, Ayse Birsel e Bibi Seck, Marc Thorpe, Patricia Urquiola, Federica Capitani, Concetta Giannangeli, David Weeks, Martino Gamper, Sebastian Herkner. Quest’anno si aggiungono Ron Arad, l’artista-designer che da sempre collabora con Moroso e che per la prima volta entra in M’Afrique con “The Modou Collection”; Antonino Sciortino, artista-scultore palermitano, con le sedute e i tavoli Dancers, in omaggio al suo passato di ballerino; infine, Gala Fernández, artista illustratrice e grafica spagnola, con le sedute Griot, dedicate all’Africa magica e spirituale.

M’Afrique Detached – 10 Years After, progettato da Marco Viola, è il nome dell’evento di Moroso in via Pontaccio pensato per il Fuorisalone 2019 e nato per celebrare i dieci anni di vita della collezione. L’allestimento si è avvalso della cornice visiva della fotografia di Alessandro Paderni, che racconta un’Africa esplosiva, colorata e struggente, catturata in suo recente viaggio di reportage. Insieme ai pezzi storici e recenti della collezione M’Afrique, hanno fatto ritorno le opere di famosi artisti internazionali, Soly Cissé, Fathi Hassan, Boubacar Touré Mandémory, che con il loro talento visionario hanno raccontato l’Africa.

Moroso, ancora una volta, si pone come un viaggio di scoperta affascinante e emozionante nel mondo del design italiano e internazionale: non solo comfort e semplicità degli spazi, ma sapienza e conoscenza delle materie prime.

 

di Ilaria Nassa

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