Donald Trump ha lanciato un’idea destinata a far discutere: riaprire Alcatraz. Sì, proprio quella Alcatraz, il famigerato penitenziario federale arroccato su un’isola della baia di San Francisco, chiuso da oltre sessant’anni e oggi una delle attrazioni turistiche più iconiche degli Stati Uniti.
Secondo il presidente, l’isola dovrebbe tornare a essere ciò che era: una fortezza per criminali “spietati e violenti”. Ma dietro al richiamo nostalgico di “legge e ordine” si nasconde una proposta tutt’altro che semplice da attuare.
Alcatraz: simbolo carcerario o monumento nazionale?
Trump, in un post sulla sua piattaforma Truth Social, ha definito Alcatraz “un simbolo potente di rigore e sicurezza”, dichiarando di voler affidare al Bureau of Prisons e ad altri enti federali il compito di ricostruirla e renderla nuovamente operativa. Il piano, secondo le sue parole, mira a tenere lontani “i criminali più pericolosi d’America”, come un tempo – quando, dice lui, “eravamo una Nazione più seria”.
La proposta, però, ha trovato l’opposizione immediata di gran parte del fronte democratico, e non solo per motivi ideologici.
Perché riaprire Alcatraz non è solo difficile: è (quasi) impossibile
Alcatraz fu chiusa nel 1963 principalmente per motivi economici: il costo per mantenerla attiva era insostenibile – quasi tre volte superiore a quello degli altri penitenziari federali, a causa dell’isolamento e della logistica proibitiva.
Oggi, l’isola è gestita dal National Park Service e attira più di un milione di turisti l’anno. Reinvestire milioni (se non miliardi) per trasformarla di nuovo in prigione, significa rinunciare a un patrimonio culturale consolidato e a un’importante fonte economica locale.
Inoltre, il sistema carcerario statunitense ha attualmente un numero di detenuti in calo, e non soffre di una reale emergenza di spazi. Come ha spiegato il professor Gabriel Jack Chin della UC Davis, mancano sia le condizioni pratiche che una giustificazione logica per riattivare una struttura così obsoleta.
Alcatraz tra mito, cinema e realtà
Non è un caso che Alcatraz continui ad affascinare: è un luogo che mescola mitologia criminale e immaginario cinematografico. Qui furono rinchiusi Al Capone e Mickey Cohen, e qui si svolgono film come Birdman of Alcatraz (1962) e The Rock (1996), che hanno trasformato l’isola in una vera icona pop.
Riaprirla oggi non significherebbe solo costruire una prigione, ma demolire una narrazione collettiva ormai radicata nella cultura americana – e nel turismo globale.
Una mossa simbolica in chiave elettorale?
Dietro il proclama di Trump si legge una strategia chiara: rilanciare l’immagine dell’uomo forte, del presidente del “pugno duro”, in vista delle prossime elezioni. Più che un progetto realistico, sembra un messaggio rivolto a un elettorato in cerca di ordine e sicurezza, anche se ciò comporta il ritorno a pratiche estreme e costose.
In un’America divisa e polarizzata, Alcatraz diventa così il palcoscenico ideale per un discorso muscolare, più mediatico che operativo.