Milano sotto l’acqua: il nubifragio che ha travolto la città e i suoi quartieri

Il nubifragio del 22 settembre rivela la vulnerabilità di Milano tra pioggia, emergenze e futuro incerto.

a cura della Redazione

Una notte di pioggia, un’alba di emergenza: il nubifragio che si è abbattuto su Milano il 22 settembre 2025 ha trasformato la metropoli in un teatro d’acqua e caos, mostrando quanto fragile possa essere l’equilibrio di una città che, in poche ore, si è trovata a fare i conti con strade allagate, fiumi in piena e un sistema urbano messo a dura prova.

Un risveglio difficile per la città

La pioggia è iniziata nelle prime ore della notte, ma verso l’alba si è trasformata in un nubifragio vero e proprio, scaricando in poche ore oltre 80 millimetri d’acqua nelle zone più colpite. Quartieri come Niguarda e Pratocentenaro si sono risvegliati allagati dopo l’esondazione del Seveso, mentre il Lambro ha minacciato di superare gli argini in più punti. Strade trasformate in torrenti, sottopassi impraticabili e auto bloccate nell’acqua hanno reso evidente la potenza di un evento atmosferico che ha colto di sorpresa migliaia di cittadini, costretti a convivere con un paesaggio improvvisamente ostile.

I danni e gli interventi immediati

Il nubifragio ha provocato disagi su larga scala: i Vigili del Fuoco hanno effettuato oltre settanta interventi solo nelle prime ore, tra rimozione di alberi caduti, svuotamento di scantinati e soccorso ad automobilisti rimasti intrappolati. A Ponte Lambro e in altre aree periferiche, le barriere mobili sono state sollevate per contenere l’acqua, mentre gli addetti comunali hanno lavorato senza sosta per limitare i danni. La città, pur abituata alle emergenze autunnali, ha visto ancora una volta i suoi nodi idraulici esplodere sotto la pressione di piogge troppo violente per essere gestite dai sistemi di drenaggio esistenti.

Una metropoli vulnerabile

Il nubifragio di Milano non è un episodio isolato, ma parte di una sequenza di eventi meteorologici sempre più intensi che colpiscono il Nord Italia. La capitale economica del Paese si scopre fragile, intrappolata tra il cemento delle sue strade e i fiumi che non riescono a contenere portate improvvise. Ogni esondazione del Seveso o del Lambro diventa simbolo di una città che non riesce a difendersi dal cambiamento climatico, mentre i cittadini pagano il prezzo più alto in termini di danni, disagi e insicurezza. Non è solo acqua che invade le strade, ma la manifestazione tangibile di un problema strutturale che si ripete con cadenza inquietante.

Tra emergenza e futuro incerto

La Protezione Civile ha emesso un’allerta arancione per tutta l’area lombarda, segnalando che il rischio non è ancora rientrato e che ulteriori precipitazioni potrebbero aggravare la situazione. Intanto, i milanesi cercano di tornare alla normalità, tra mezzi pubblici in tilt, negozi allagati e case danneggiate. La domanda che resta sospesa è la stessa di sempre: quanto a lungo Milano potrà resistere a eventi climatici di questa portata senza ripensare radicalmente la sua infrastruttura? Il nubifragio del 22 settembre 2025 non è solo un’emergenza passeggera, ma un monito che invita a ripensare il futuro della città, tra resilienza, innovazione e la necessità di imparare a convivere con fenomeni sempre più estremi.

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