La Lezione: quando la verità diventa un enigma interiore

Un thriller psicologico che trasforma la verità in un labirinto di colpa, paura e redenzione.

a cura della Redazione

Un thriller psicologico che scava nelle zone grigie della coscienza, tra potere, colpa e redenzione. La Lezione, diretto da Stefano Mordini, segna un nuovo capitolo del cinema italiano contemporaneo, capace di unire tensione, introspezione e denuncia sociale in un’unica, magnetica narrazione.

La forza ambigua della giustizia

Elisabetta, interpretata da una sorprendente Matilda De Angelis, è una giovane avvocatessa triestina che incarna il successo e la determinazione. Dopo aver fatto assolvere un noto professore universitario (Stefano Accorsi) dall’accusa di violenza sessuale, accetta di difenderlo nuovamente in una causa contro l’università. Ma la vittoria, anziché portarle serenità, diventa il punto di partenza di una discesa psicologica tra dubbi e ombre. Il film si muove su un terreno di inquietudine morale, interrogando lo spettatore sul confine tra verità e autoinganno.

Un passato che non si lascia dimenticare

Quando nella sua vita ricompare il fantasma dell’ex compagno (Marlon Joubert), già condannato per stalking, la tensione cresce. Segnali inquietanti e presenze minacciose spingono Elisabetta a dubitare di sé stessa. Mordini costruisce un racconto in cui la percezione della realtà si incrina progressivamente, restituendo allo spettatore la sensazione di trovarsi intrappolato nella stessa spirale di sospetto che divora la protagonista.

Matilda De Angelis e Stefano Accorsi, coppia di intensità drammatica

La forza del film risiede anche nell’alchimia tra i due protagonisti. De Angelis regala una prova di rara profondità, alternando fragilità e lucidità feroce, mentre Accorsi restituisce un personaggio enigmatico, ambiguo e perfettamente calibrato. Insieme danno vita a un duello psicologico che diventa il cuore pulsante della storia, amplificato dalla regia tesa e dai toni cupi di Mordini.

Tra paranoia e verità

La Lezione non offre risposte semplici. Gioca con la percezione, mette in discussione la fiducia, esplora la sottile linea che separa la colpa dal dubbio. Il film diventa così una riflessione sul potere, sulla responsabilità e sulla fragilità umana, spingendo chi guarda a interrogarsi sul senso stesso della giustizia e della memoria. Un’opera che lascia il segno, anche dopo i titoli di coda.

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