La mattina del 21 settembre 2025, Roma ha salutato per sempre Roberto Russo, regista, sceneggiatore e fotografo che per decenni ha rappresentato un punto di riferimento discreto e prezioso del cinema italiano. Marito e compagno di vita di Monica Vitti, Russo si è spento all’età di 77 anni in una RSA della Capitale, dopo una lunga malattia. La sua scomparsa chiude un capitolo di storia del cinema e dell’amore, fatto di talento, riservatezza e dedizione assoluta.
Un regista con lo sguardo da fotografo
Prima ancora di diventare regista, Roberto Russo aveva fatto della fotografia la sua prima lingua creativa: dietro l’obiettivo imparò a leggere le espressioni, a catturare i dettagli, a raccontare storie senza bisogno di parole. Questa sensibilità la portò nel cinema, dove esordì nel 1983 con Flirt, film che non solo lo consacrò come promessa ma gli regalò anche il David di Donatello come miglior regista esordiente. Da lì in poi, la sua carriera si arricchì di opere raffinate come Francesca è mia (1986), sceneggiato insieme a Vincenzo Cerami, che confermò la sua capacità di dare voce ai sentimenti più complessi. Russo non inseguì mai la fama né le luci abbaglianti, ma scelse una strada più appartata e profonda: quella di un artista che prediligeva l’autenticità al clamore, e che ha saputo lasciare un segno indelebile con la forza della sua discrezione.
L’amore eterno con Monica Vitti
Il nome di Roberto Russo resta legato indissolubilmente a quello di Monica Vitti, la donna che fu al suo fianco per una vita intera. Il loro amore, iniziato negli anni Settanta, divenne un legame solido e discreto, costruito lontano dal gossip e dalle fragilità del mondo dello spettacolo. Nel 2000, dopo decenni di convivenza, i due decisero di sposarsi, suggellando un’unione che aveva già superato le prove più difficili. Quando la malattia di Monica la costrinse a ritirarsi dalle scene, Russo non abbandonò mai il suo ruolo di compagno devoto: divenne la sua ombra vigile, il suo protettore, il custode instancabile della sua dignità. In un’epoca in cui tutto viene esposto, la sua scelta di difendere con fermezza la privacy della moglie ha rappresentato un gesto di amore autentico e coraggioso, che ha commosso non solo il pubblico ma l’intero mondo del cinema.
Una vita di discrezione e talento
In un universo dello spettacolo dove il protagonismo è spesso la regola, Roberto Russo ha incarnato una figura controcorrente, quasi rivoluzionaria nella sua sobrietà. Nonostante avesse talento e riconoscimenti, non ha mai cercato di mettere se stesso davanti alle sue opere o davanti alla compagna celebre. Il suo stile era quello dell’artista che sa parlare con delicatezza, costruendo una carriera fatta di qualità più che di quantità. Russo riuscì a muoversi tra fotografia, regia e scrittura con una naturalezza sorprendente, dimostrando che il vero talento non ha bisogno di sovraesposizione. Il suo atteggiamento umile e riservato, unito alla capacità di raccontare emozioni complesse con immagini essenziali, lo hanno reso un punto di riferimento per chiunque creda che la cultura debba essere prima di tutto sostanza e non spettacolo.
L’ultimo saluto nella città che amava
Il 23 settembre 2025, giorno in cui avrebbe compiuto 78 anni, la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo accoglierà l’ultimo saluto a Roberto Russo. Una data simbolica, che trasforma il dolore della perdita in un’occasione di ricordo e di celebrazione. Quel luogo, testimone di tanti addii solenni alle grandi figure della cultura italiana, diventerà scenario di un commiato carico di emozione, dove colleghi, amici e ammiratori renderanno omaggio non solo al regista e fotografo, ma soprattutto all’uomo che ha saputo incarnare un amore discreto e profondo. Roma, città che gli ha dato tanto e che lui ha amato intensamente, sarà lo sfondo ideale per ricordarlo: non con clamore, ma con la stessa eleganza silenziosa che ha caratterizzato la sua vita e la sua arte. Sarà un addio intimo ma potente, specchio perfetto di chi era Roberto Russo.
