Nel silenzio dell’Irlanda, il dramma universale de La reginetta di Leenane

Un legame madre-figlia che esplode in violenza silenziosa: l’amore come prigione dell’anima.

a cura della Redazione

Un ritorno potente e inquietante al Teatro Franco Parenti: dall’8 ottobre al 2 novembre, la Sala Grande ospita La reginetta di Leenane, il capolavoro di Martin McDonagh diretto da Raphael Tobia Vogel, con Ambra Angiolini e Ivana Monti protagoniste assolute. Un thriller psicologico che affonda nelle pieghe dell’animo umano e trasforma una casa sperduta nella Contea di Galway in una trappola emotiva, dove ogni gesto pesa come una condanna. Crudo, ironico e terribilmente realistico, lo spettacolo si insinua sotto la pelle e lascia nello spettatore un senso di inquietudine che non svanisce con l’ultimo applauso.

Madre e figlia: un legame che soffoca e distrugge

Al centro della scena, due donne e un rapporto che ha smesso da tempo di essere amore. Maureen Folan, interpretata da Ambra Angiolini, vive intrappolata accanto alla madre Mag, una Ivana Monti di magnetica ferocia, in una casa isolata tra le colline irlandesi. Il ritorno in paese di Patrick, vecchio amore di gioventù, sembra offrirle un riscatto, ma un inganno nascosto ribalta ogni speranza. McDonagh costruisce una spirale di tensione che si alimenta di piccoli ricatti, silenzi corrosivi e gesti quotidiani che diventano strumenti di tortura affettiva. Una tragedia domestica che parla di solitudine, di desiderio di fuga e della paura di non riuscire mai a liberarsi davvero da chi si ama.

Il genio di McDonagh tra humour nero e verità spietate

Scritto nel 1996, La reginetta di Leenane è l’opera che ha consacrato Martin McDonagh come uno dei più incisivi narratori della nostra epoca. Con il suo inconfondibile humour nero e la capacità di mescolare dolore e sarcasmo, l’autore indaga le fratture emotive più profonde. La sua scrittura, capace di far ridere e gelare il sangue nello stesso istante, attraversa le stesse ossessioni che ritroveremo poi nei suoi film, da Tre manifesti a Ebbing, Missouri a Gli spiriti dell’isola. McDonagh ci mette di fronte all’abisso domestico con la precisione di un bisturi, ricordandoci che la violenza più devastante non è quella che si vede, ma quella che si tace.

La regia poetica di Raphael Tobia Vogel e un cast d’eccezione

La regia di Raphael Tobia Vogel amplifica il testo con un linguaggio visivo minimale ma profondamente emotivo: luce e silenzio diventano protagonisti tanto quanto gli attori. Dopo i successi di Costellazioni e Scene da un matrimonio, Vogel firma una messa in scena asciutta e intensa, dove ogni pausa è carica di senso. Accanto alle due protagoniste, Stefano Annoni ed Edoardo Rivoira completano un cast che vibra di autenticità, restituendo tutta la tensione e la fragilità dei personaggi. Lo spettatore resta sospeso tra empatia e disagio, in un crescendo di emozioni che culmina in un finale tanto inevitabile quanto sconvolgente.

Il teatro come specchio delle nostre ferite

La reginetta di Leenane non è solo una storia di madre e figlia: è uno specchio crudele delle dinamiche affettive che tutti, in qualche modo, conosciamo. Un’opera che scava nei silenzi, nell’abitudine che diventa dipendenza, e nell’amore che, quando non evolve, si trasforma in prigionia. Ambra Angiolini e Ivana Monti offrono due interpretazioni memorabili, intense e vulnerabili, rendendo il dolore palpabile e la rabbia quasi familiare.

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