Con Goffredo felicissimo?, Franco Maresco firma un’opera breve ma intensa, un frammento che ha il sapore del diario personale e insieme del racconto collettivo. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film è un omaggio vibrante a Goffredo Fofi, critico, intellettuale e amico, scomparso pochi mesi fa.
Maresco sceglie la strada come luogo narrativo: un percorso “on the road” nella Sicilia delle origini, tra ricordi privati e suggestioni storiche. Qui Fofi appare come un viaggiatore del pensiero, capace di intrecciare esperienza personale e impegno politico, cultura e azione civile. Le sue parole richiamano momenti cruciali: la Palermo degli anni Sessanta, il sodalizio con Danilo Dolci, la denuncia della strage di Portella della Ginestra, l’incontro con grandi figure della letteratura e del cinema come Leonardo Sciascia, Elsa Morante, Federico Fellini.
Il cortometraggio non si limita a ricostruire la biografia di un intellettuale, ma diventa un dialogo a più voci, arricchito dalla presenza di Letizia Battaglia, che aggiunge profondità e testimonianza. L’approccio è intimo e discontinuo, fatto di ricordi che emergono come schegge luminose, immagini che non celebrano ma restituiscono la vitalità di un uomo allergico alle semplificazioni e sempre attento al mondo che lo circondava.
La regia di Maresco alterna pudore e affetto, rigore e leggerezza, componendo un ritratto che non è monumento, ma memoria viva. Goffredo felicissimo? è infatti più di un film: è un atto di gratitudine, un invito a non disperdere l’eredità di chi ha attraversato il Novecento con coraggio e lucidità, rifiutando compromessi e illusioni facili.
In venti minuti, il cortometraggio restituisce l’immagine di un intellettuale che non ha mai smesso di interrogarsi e di interrogare il suo tempo. E nel farlo, Maresco costruisce un ponte tra passato e presente: ci ricorda che la felicità, per Goffredo, non era uno stato da raggiungere, ma un modo di stare al mondo, fatto di dignità, di curiosità e di costante tensione critica.
