Enzo: il coraggio di scegliere la propria strada

Enzo è prima di tutto un romanzo di formazione: la storia di un ragazzo che, nel momento più fragile dell’adolescenza, sceglie di andare controcorrente e trovare la propria strada lontano dalle aspettative familiari

a cura della Redazione

C’è un momento, nel percorso di crescita, in cui la sicurezza dorata delle mura di casa inizia a diventare una gabbia. È lì che nasce la ribellione, il bisogno di sporcarsi le mani per capire davvero chi si è. È questo lo spirito che anima Enzo, il nuovo film diretto da Robin Campillo e presentato in anteprima alla Quinzaine des cinéastes del Festival di Cannes 2025, pronto ad arrivare nelle sale italiane il 28 agosto distribuito da Lucky Red.

Il progetto ha un valore simbolico fortissimo: si tratta infatti dell’ultima sceneggiatura di Laurent Cantet, autore di capolavori come La classe (Palma d’Oro a Cannes nel 2008), scomparso prematuramente nell’aprile 2024. Campillo, suo storico collaboratore, ha raccolto l’eredità creativa dell’amico e maestro portando a termine il film con delicatezza e rispetto, donandogli una nuova vita sul grande schermo.

La trama: un ragazzo in cerca di libertà

Il protagonista è Enzo, interpretato dal giovane Eloy Pohu. Ha appena sedici anni e vive nel lusso di una villa affacciata sul mare del Sud della Francia. I genitori – Paolo (Pierfrancesco Favino) e Marion (Élodie Bouchez) – hanno sempre circondato il figlio di affetto e aspettative, immaginando per lui un futuro brillante fatto di studi e successi.

Ma Enzo non riesce a riconoscersi in quella traiettoria già tracciata. Dotato di una sensibilità acuta, spinto dal desiderio di sentirsi utile in un mondo che sembra sopraffatto dalle ingiustizie, decide di rompere gli schemi: abbandona la scuola e sceglie un apprendistato come muratore in un cantiere locale.

È lì che incontra Vlad (Maksym Slivinskyi), un operaio ucraino segnato dalla guerra e dal peso delle proprie scelte. Tra i due nasce un rapporto profondo, fatto di sguardi, silenzi e una condivisione che diventa nuova bussola per Enzo. Attraverso la fatica fisica, l’amicizia e la scoperta di una solidarietà concreta, il ragazzo rilegge la propria idea di amore, famiglia e futuro.

Favino nel ruolo del padre

Il cuore italiano del film è Pierfrancesco Favino, che interpreta Paolo, il padre di Enzo. Un uomo diviso tra l’orgoglio per un figlio brillante e la frustrazione nel vederlo rifiutare il percorso che lui e la moglie hanno faticosamente immaginato. Favino regala al personaggio profondità e sfumature: non è un padre-padrone, ma un uomo che deve fare i conti con la libertà del figlio, con la paura di perderlo e con la necessità di lasciarlo andare.

Un film di formazione dal respiro universale

Enzo è prima di tutto un romanzo di formazione: la storia di un ragazzo che, nel momento più fragile dell’adolescenza, sceglie di andare controcorrente e trovare la propria strada lontano dalle aspettative familiari. Ma è anche un racconto che parla a tutti: di classe sociale, di identità, di desiderio, di come le cicatrici della guerra e delle ingiustizie globali possano intrecciarsi con le piccole rivoluzioni individuali.

La regia di Robin Campillo, già autore de 120 battiti al minuto, alterna poesia e realismo sociale, conferendo al film uno stile intenso, capace di mettere in scena tanto la bellezza luminosa della Costa Azzurra quanto la durezza del cantiere.

Cannes e oltre

Accolto con calore alla sua prima mondiale a Cannes, Enzo è stato descritto dalla critica come un’opera vibrante, attraversata da una tensione emotiva che nasce dal contrasto tra due mondi: il privilegio borghese e la dignità del lavoro manuale.

Non è solo un film sull’adolescenza, ma un’opera che parla di coraggio, di eredità e di scelte: quelle di Enzo, quelle dei suoi genitori, e quelle di chi ha voluto realizzare questa pellicola nonostante la perdita del suo autore originario.

In conclusione

Enzo è una storia di ribellione e ricerca, ma anche un inno alla vita e alla possibilità di cambiare strada. È il film che segna l’ennesima prova d’attore per Pierfrancesco Favino, e insieme un omaggio all’eredità di Laurent Cantet. Un film che promette di emozionare, far discutere e restare a lungo nella memoria di chi lo vedrà.

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