Attrice cosmopolita, capace di muoversi con naturalezza tra Italia, Europa e Hollywood, Alexandra ha costruito una carriera internazionale che riflette la sua versatilità e la sua passione per il cinema in tutte le sue forme. Dall’azione hollywoodiana accanto a star come Adrien Brody, John Malkovich e Antonio Banderas, alle fiction italiane di successo, la sua filmografia è segnata da scelte coraggiose e da incontri che hanno arricchito il suo percorso umano e professionale.
Quest’anno sarà lei a condurre il Premio Kineo, uno dei riconoscimenti collaterali più prestigiosi del Festival del Cinema di Venezia. Un ruolo che la emoziona e che interpreta come occasione per celebrare la bellezza del cinema e i suoi protagonisti.
L’abbiamo incontrata a Venezia, alla vigilia della cerimonia.
Alexandra, sarà lei a condurre il Premio Kineo, uno dei momenti collaterali più prestigiosi del Festival di Venezia. Cosa rappresenta per lei questo riconoscimento e cosa significa poterlo presentare in un contesto così importante?
Il Premio Kineo rappresenta per me un riconoscimento di grande valore, perché celebra non solo il lavoro degli attori ma anche il contributo che ciascuno porta alla bellezza e alla diffusione del cinema italiano e internazionale. Presentare questo premio in un contesto così prestigioso come il Festival di Venezia è un onore e un’emozione unica: significa essere parte di una storia importante e di un evento che ispira e valorizza l’arte cinematografica a livello globale.
Lei ha vissuto e lavorato tra Italia, Europa e Hollywood, costruendo una carriera davvero internazionale. Quanto ha influenzato questa dimensione globale il suo modo di vivere il cinema e di scegliere i ruoli?
Queste esperienze hanno arricchito profondamente la mia visione del cinema. Ho imparato a guardare oltre i confini culturali, ad abbracciare diversi modi di raccontare storie e a scegliere ruoli che parlano a pubblici diversi. È stato sicuramente un privilegio poter costruire una carriera così trasversale, che mi permette di vivere il cinema nella sua complessità e varietà.
Venezia è il festival del cinema più antico e forse più iconico al mondo. Che cosa si aspetta da questa edizione e cosa significa per un’attrice essere qui, in un luogo che ha consacrato tanti talenti?
Venezia è un posto magico, che adoro da quando l’ho vista per la prima volta: è un luogo dove il cinema incontra la storia, la cultura e il mondo intero. Per un’attrice essere qui significa sentirsi parte di una tradizione preziosa, ma anche di un futuro in divenire. È un palco che ha consacrato talenti straordinari e che continua a emozionare e a stimolare la passione per il cinema.
Nel suo percorso ha interpretato ruoli molto diversi, dall’azione hollywoodiana alle fiction italiane di successo. Quale lato di sé vorrebbe portare di più al pubblico oggi, e quale pensa possa emergere attraverso un palcoscenico come il Premio Kineo?
Presentare questa serata è per me un onore, perché si tratta di celebrare il talento e il lavoro di tante persone straordinarie nel mondo del cinema. Questo ruolo mi permette di mettere in luce storie, passioni e carriere diverse, valorizzando chi con impegno e creatività arricchisce il nostro settore. Quello che porto a questi premi è il mio entusiasmo e la mia energia, con l’intento di creare un’atmosfera che davvero metta in risalto ogni artista e professionista presente. Il lato di me che voglio far emergere è proprio questa passione per il cinema e il desiderio di essere un ponte tra il pubblico e chi lo rende grande, ma anche il mio grande amore per questo meraviglioso paese che è l’Italia, con la sua cultura, la sua arte, le straordinarie persone e i luoghi da sogno.
Ha avuto modo di lavorare con registi e talenti molto diversi, sia in Italia che all’estero. Ci sono registi o attori con cui ha avuto un affiatamento speciale, un “feeling” particolare? E cosa cerca, lei, in chi è al suo fianco davanti o dietro la macchina da presa?
Ho avuto la fortuna di incontrare persone meravigliose sui set, alcuni dei quali fanno ancora parte della mia vita. Tra questi, una persona che stimo profondamente e che ha tutta la mia ammirazione è Adrien Brody, con il quale è stato un grande piacere lavorare e con cui ho girato Bullet Head, un film d’azione molto al maschile in cui ero l’unica donna nel cast (accanto a John Malkovich e Antonio Banderas). Adrien è stato il vero regalo di quel film: una persona meravigliosa, un’anima rara. Mi piace considerarlo un amico. Un’altra piacevole sorpresa è stato Pierce Brosnan, un vero gentleman del cinema, con cui ho girato Final Score, anche questo un film d’azione. Tra gli italiani, come non ricordare Pierfrancesco Favino, di cui ho una immensa stima: grande professionista, talento unico ma soprattutto persona bella e generosa. Con lui ho lavorato nel film Il generale della Rovere, un remake del film di Rossellini, nel quale interpretavo Valeria, ruolo che fu di Giovanna Ralli.
Come attrice, lei ha vissuto il passaggio tra produzioni italiane, fiction europee e film hollywoodiani: secondo lei, quali sono i giovani talenti del cinema (italiano, europeo o mondiale) che oggi stanno rinnovando il mestiere e che meriterebbero maggiore attenzione?
Sono molti i giovani artisti che oggi mi entusiasmano per la freschezza, il coraggio e l’originalità. Tra loro, Samuele Carrino, che ho scoperto nel film Il ragazzo dai pantaloni rosa, un interprete molto profondo. Tra i registi Greta Gerwig e Damien Chazelle.
