Nel frastuono della Paris Fashion Week, dove la moda spesso si fa spettacolo, Margaret Howell sceglie ancora una volta il linguaggio più difficile da sostenere: quello della semplicità. La sua presentazione Spring/Summer 2026, tenutasi il 5 ottobre a Parigi, è stata un’oasi di compostezza e luce naturale, un respiro calmo in mezzo al clamore. Nessuna passerella, nessuna performance: solo il tempo lento della materia, il rumore discreto dei tessuti che si muovono, la sensazione di una bellezza autentica che nasce dall’uso quotidiano. È la poetica di una designer che, da oltre quarant’anni, continua a parlare attraverso l’essenzialità, trasformando ogni abito in un frammento di vita reale.
La calma come scelta estetica
Lo spazio della presentazione era privo di artifici, un luogo dove il silenzio amplificava la presenza dei capi. La luce filtrava dalle ampie finestre e si rifletteva sulle texture naturali: popeline di cotone, lino lavato, lana leggera. Ogni pezzo era esposto come un oggetto da osservare con lentezza, pantaloni morbidi, camicie destrutturate, giacche dal taglio lineare, trench fluidi. La palette, dominata da beige, grigio fumo, blu notte e verde oliva, disegnava una mappa cromatica pacata, quasi meditativa. Margaret Howell non insegue la tendenza: la crea, nel momento in cui riafferma il diritto alla misura, alla durata, alla bellezza che non ha bisogno di essere gridata.
Un linguaggio costruito nel tempo
Guardando la collezione SS26, si percepisce la coerenza di un percorso che non cede alle oscillazioni del mercato. Ogni stagione per Margaret Howell è una variazione sul tema del vivere bene, del vestirsi per se stessi. I pantaloni a pinces leggermente oversize, le camicie aperte sul collo, i foulard sottili annodati con noncuranza, raccontano una femminilità, e una mascolinità, che non hanno bisogno di definizioni. C’è un’intelligenza del gesto, un’educazione dello sguardo che trasforma il quotidiano in rito estetico. In un’epoca che confonde la moda con il rumore, Howell continua a parlarci con un tono basso, ma inconfondibilmente autorevole.
Una presentazione come esperienza sensoriale
La decisione di presentare e non sfilare non è casuale. Howell invita il pubblico a entrare nel suo mondo, a toccare i tessuti, a sentire la consistenza delle cuciture, a osservare da vicino la costruzione sartoriale di ogni pezzo. È un’esperienza quasi museale, ma viva, dove il dialogo tra spettatore e abito sostituisce la distanza del palcoscenico. Niente front row, niente luci accecanti, solo persone reali che si muovono tra capi reali. Così la moda torna a essere contatto, sostanza, dialogo. E la designer inglese, con la sua consueta discrezione, dimostra che l’intensità può essere trovata anche nel più piccolo dettaglio.
L’essenza del lusso silenzioso
Margaret Howell SS26 è più di una collezione: è un manifesto di resistenza estetica. In un mondo dominato dall’effimero, la sua idea di lusso risiede nella continuità, nella scelta di materiali autentici, nella costruzione di capi che non invecchiano. È una lezione di coerenza e sensibilità, che parla di tempo, di cura e di rispetto. Ogni abito sembra dire: non correre, osserva, ascolta. Il futuro della moda, forse, passa anche da qui, da chi ha il coraggio di restare fedele alla propria voce, di non inseguire, ma di creare spazi di quiete.
