La Milano Fashion Week si è trasformata in un palcoscenico sospeso tra memoria e avanguardia con la sfilata Primavera/Estate 2026 di Laura Biagiotti, un omaggio al sessantesimo anniversario della maison e un racconto che unisce radici culturali e visione futurista. Nella cornice evocativa del Piccolo Teatro Grassi, la collezione ha preso vita come un’opera teatrale, capace di mescolare moda, arte e poesia in un’unica narrazione estetica. Il titolo simbolico, “Futurfarfalla”, riprende l’opera di Giacomo Balla del 1918 e diventa metafora di metamorfosi, leggerezza e rinascita: un invito a guardare avanti senza dimenticare le ali della propria storia.
La farfalla come simbolo di trasformazione
Il cuore della collezione è la farfalla futurista, che ispira stampe, ricami e volumi, diventando emblema di libertà e movimento. Le silhouette oscillano tra fluidità e struttura, con abiti leggeri che si aprono come ali in volo e giacche definite che sottolineano la forza del corpo femminile. Ogni capo racconta un passaggio, una metamorfosi continua, in cui l’arte diventa abito e la cultura italiana si traduce in linguaggio contemporaneo. La Biagiotti dimostra ancora una volta la capacità di trasformare un simbolo in visione, trasportando lo spettatore in un universo dove moda e pittura dialogano con naturalezza.
Una palette che danza tra delicatezza e audacia
La gamma cromatica riflette l’essenza della collezione: tinte pastello delicate come rosa cipria, crema e lavanda convivono con improvvisi tocchi vibranti di arancio acceso e blu elettrico. Le gradazioni tonali si inseguono, creando effetti sfumati che ricordano le ali cangianti di una farfalla. A questi si aggiungono contrasti netti, asimmetrie e dettagli dinamici che donano energia futurista agli abiti. La scelta dei materiali, chiffon impalpabile, georgette fluida, maglieria compatta, rafforza il gioco tra leggerezza e solidità, regalando ad ogni look un equilibrio tra sogno e realtà, tra grazia e determinazione.
Il teatro come tempio della moda
Scegliere il Piccolo Teatro Grassi come location non è stato un caso, ma un gesto simbolico che conferma il legame indissolubile della maison con l’arte e la cultura italiana. La sfilata si è trasformata in un atto performativo, una rappresentazione che ha unito scenografia, ritmo e suggestioni visive. Non più solo una passerella, ma un’esperienza immersiva che invita il pubblico a vivere la moda come racconto vivo, in cui ogni modello diventa interprete di una narrazione collettiva. Il teatro, luogo di memoria e innovazione, ha reso la celebrazione del sessantesimo anniversario un evento ancora più significativo e iconico.
Un finale che celebra memoria e futuro
A chiudere lo show, un’apparizione memorabile: la leggendaria Pat Cleveland, simbolo di eleganza senza tempo, ha calcato la passerella incarnando il ponte tra eredità e rinnovamento. La sua presenza ha reso tangibile il messaggio della collezione: la moda è trasformazione continua, capace di rinnovarsi senza perdere radici. Con “Futurfarfalla”, Laura Biagiotti non celebra solo sessant’anni di storia, ma guarda avanti con coraggio, leggerezza e consapevolezza. Una sfilata che non si limita a presentare abiti, ma diventa manifesto di una filosofia estetica che unisce passato, presente e futuro in un unico battito d’ali.
