Giambattista Valli AI 2025/26: un inno alla grazia francese, tra couture e celebrazione – Gilt Magazine

Giambattista Valli AI 2025/26: un inno alla grazia francese, tra couture e celebrazione

Nella cornice intima del suo atelier parigino, Giambattista Valli firma una collezione haute couture che è molto più di una sfilata: un omaggio sontuoso alla cultura francese e alla forza della femminilità

a cura della Redazione

Alla Paris Haute Couture Week, l’appuntamento con Giambattista Valli per l’autunno-inverno 2025/26 si è trasformato in qualcosa di più di una semplice presentazione stagionale: un vero atto d’amore per la Francia, per l’arte sartoriale e per la figura femminile libera e consapevole.
La sfilata del 7 luglio si è tenuta nella sede storica della maison, in un’atmosfera rarefatta che sapeva di festa segreta e dichiarazione d’intenti, all’indomani dell’investitura dello stilista come Officier des Arts et des Lettres da parte della Repubblica Francese.

Tra profumi di gelsomino e rosa fresca, le creazioni hanno sfilato in un’ambientazione quasi pittorica, punteggiata da composizioni floreali monumentali. Una scena che evocava l’eleganza dorata del Rococò, tradotta in linguaggio contemporaneo attraverso la maestria di tagli, colori e volumi.
La collezione ha reinterpretato l’estetica del Settecento in chiave moderna, dando vita a una couture botanica, sospesa tra giardino e sogno. Abiti che sembravano sbocciare direttamente da una tavola botanica: toni pastello come il pervinca, il rosa cipria e l’albicocca si sono mescolati a tessuti impalpabili come tulle, mousseline e gazar.

Il contrasto tra leggerezza e struttura ha generato silhouette quasi irreali: bustier scolpiti in seta che sembravano catturare il movimento, gonne a mille strati che fluttuavano come nuvole, mantelle alla provenzale poggiate su abiti che sfidavano la gravità. In un look spiccava un vestito in gazar di seta trasparente, sormontato da un colletto teatrale e accompagnato da una gonna che sembrava fluttuare nel vuoto. Un altro ensemble, plissé con maniacale precisione, trasformava il tessuto in aria. Una couture atmosferica.

Ma la musa di Valli non è una figurina decorativa: è autonoma, decisa, libera. Proprio come i valori celebrati dallo stilista durante il conferimento dell’onorificenza francese: indipendenza, intelligenza, audacia, grazia. La sua donna è figlia del presente ma dialoga con secoli di eleganza parigina: romantica, sì, ma mai fragile.

Anche il formato scelto – una presentazione statica su manichini, incorniciata da allestimenti floreali in scala Versailles – ha rafforzato il senso di sacralità del gesto sartoriale. Niente passerella, nessun clamore: solo lo spazio e il tempo per contemplare ogni dettaglio, ogni ricamo, ogni piega come un’opera d’arte.

Più che una sfilata, è stata una celebrazione: della moda, della cultura, del momento storico. Giambattista Valli non ha semplicemente mostrato degli abiti, ma ha offerto una dichiarazione d’amore alla couture e al suo potere di raccontare la bellezza, con precisione e poesia.

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