Chanel Haute Couture AI 2025/26: il tweed si fa pelle, tra memoria e metamorfosi

Nel Salon d’Honneur del Grand Palais di Parigi, Chanel presenta una collezione discreta e profondamente evocativa. Un omaggio alla visione libera di Gabrielle Chanel che, tra echi scozzesi, spighe di grano e tweed liquidi, segna il passaggio di testimone al nuovo direttore creativo

a cura della Redazione

Il calendario dell’Haute Couture di Parigi segna come sempre l’appuntamento con Chanel. Per l’autunno-inverno 2025/26, il Salon d’Honneur del Grand Palais si trasforma nei saloni dell’atelier di rue Cambon grazie all’allestimento del progettista canadese Willo Perron, evocando un’intimità raffinata che dialoga con la storia della Maison.

È qui che sfila una collezione firmata dallo Studio Creativo di Chanel, l’ultima prima dell’arrivo di Matthieu Blazy come nuovo direttore artistico. Una passerella che, pur nella sua apparente compostezza, trasmette un profondo senso di transizione e trasformazione, a partire dalla materia stessa: il tweed, simbolo iconico rubato da Gabrielle Chanel al guardaroba maschile, si svuota oggi della sua rigidità per diventare seconda pelle.

La collezione rilegge la grammatica invernale di Chanel: coat dress bianchi, completi in mohair verde scuro e prugna, bouclé ruvidi che evocano shearling, lunghi gilet dalle proporzioni maschili. Il tweed diventa maglia, si fonde con piume e ricami, si fa fluido e sensuale, liberando il corpo femminile in forme che rimandano all’idea originaria di libertà portata avanti da Coco.

La palette cromatica si apre in tinte luminose, come avorio ed ecrù, per poi virare verso nuance più profonde e calde: marrone bruciato, verde bosco, nero e sofisticati degradé. I colori celebrano la femminilità, mentre le forme guardano a un rigore maschile, addolcito e reinterpretato.

Simboli cari a Gabrielle tornano a punteggiare la scena: la spiga di grano, portafortuna personale della fondatrice, compare come piuma leggera tra le balze di chiffon e come ricamo sullo scollo dell’abito da sposa che chiude, con grazia e forza, la sfilata. Una scelta che omaggia non solo le origini, ma anche i luoghi dell’ispirazione: le Highlands scozzesi e le campagne inglesi, dove Chanel trasformò il tweed in un linguaggio di emancipazione.

In prima fila, nuove muse e presenze storiche della Maison: Gracie Abrams, Marion Cotillard, Kirsten Dunst, Keira Knightley e Sofia Coppola, che ha condiviso l’esperienza con le figlie Romy e Cosima Croquet Mars, quasi a segnare un passaggio generazionale anche nel pubblico.

Questa Chanel non cerca lo scalpore, ma la durata, e nell’ultimo atto dello Studio Creativo prima del cambio di direzione, ci offre una couture che resta fedele alla memoria, per proiettarsi in avanti con consapevolezza. Restare, talvolta, è la forma più silenziosa e radicale di cambiare.

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