C’è un silenzio diverso quando sfila Comme des Garçons. Non è quello dell’attesa, ma quello del pensiero che si prepara a essere scosso. Alla Paris Fashion Week Spring/Summer 2026, Rei Kawakubo ha portato in passerella una collezione che più che una sfilata è un’idea: una riflessione sulla forma, sul significato del completo, sulla possibilità di cambiare il mondo partendo da un taglio di tessuto. Il titolo, “Not Suits, But Suits”, è già un manifesto. Kawakubo destruttura il concetto di abito, lo spoglia delle convenzioni e lo ricostruisce come un linguaggio poetico e ribelle. Nessun artificio, nessuna ricerca di consenso: solo la forza pura della visione.
Il tailleur che diventa provocazione
Da sempre la designer giapponese ama distruggere per ricreare, e questa stagione non fa eccezione. Il tailleur classico, simbolo di disciplina e potere, diventa il punto di partenza per un nuovo lessico visivo. Le giacche si gonfiano, le spalle esplodono in volumi scultorei, i colletti si moltiplicano come se rifiutassero la simmetria. I pantaloni perdono rigidità, si arrotolano, si piegano su se stessi. È un dialogo costante tra ordine e caos, tra sartoria e anarchia. Kawakubo non nega la forma: la interroga, la costringe a dire qualcosa di nuovo, trasformando ogni capo in un frammento di pensiero.
Materia grezza, spirito sofisticato
La ricerca materica è, come sempre, radicale. Stoffe grezze come burlap, calicò, lino ruvido e jersey destrutturato convivono con tessuti lucenti, quasi cerimoniali. L’effetto è un continuo contrasto: la rudezza della superficie incontra la precisione del taglio, la povertà del materiale si trasforma in gesto di purezza. La palette resta essenziale, bianco, nero, terra, grigio, perché qui non si tratta di decorare, ma di esprimere. In passerella si respira un’energia rituale: ogni silhouette è una piccola scultura che sembra costruita con la stessa intensità con cui si scolpisce un pensiero.
Lo sciamano del nuovo ordine
Nelle note dello show, Kawakubo parla di uno “sciamano che aggiusta il mondo”, figura simbolica che attraversa la collezione come un fantasma. È la rappresentazione di un’energia creativa che cura, che osserva il caos del presente e tenta di rimetterlo in equilibrio attraverso la forma. La moda, per Comme des Garçons, è ancora un atto spirituale, una ribellione estetica e metafisica allo stesso tempo. Ogni look sembra portare un messaggio invisibile: la bellezza può ancora guarire, se si ha il coraggio di romperla.
Rei Kawakubo e la libertà del pensiero
La SS26 segna l’ennesima dimostrazione che Rei Kawakubo non segue la moda, la reinventa. In un momento storico in cui le passerelle si riempiono di nostalgia e loghi, Comme des Garçons continua a guardare altrove: verso il dubbio, verso la libertà. I suoi abiti non sono fatti per piacere, ma per far pensare. “Not Suits, But Suits” diventa allora un messaggio universale: non accontentarsi delle forme già viste, non smettere di cercare significato. In un mondo che consuma tutto, Kawakubo ci ricorda che la moda è ancora un’arte capace di cambiare la percezione della realtà.
