All’Ospedale San Raffaele di Milano è scoppiato un caso sanitario che ha sollevato allarme e richieste di chiarimento immediato. In alcuni reparti critici, personale infermieristico fornito da una cooperativa esterna avrebbe somministrato farmaci sbagliati e dosi dieci volte superiori a quelle prescritte. Regione Lombardia ha annunciato un’indagine ufficiale dell’Ats per accertare responsabilità e dinamiche interne.
Gli errori segnalati nei reparti più delicati
La vicenda riguarda le notti tra il 5 e il 7 dicembre, quando nei reparti di medicina ad alta intensità e nell’area di “admission room” alcuni infermieri avrebbero compiuto errori gravi nella somministrazione di terapie. Il caso più eclatante riguarda un farmaco cardiologico: una dose di 150 mg sarebbe stata interpretata come 500 mg e moltiplicata fino a raggiungere livelli dieci volte superiori rispetto alla prescrizione. A ciò si aggiungono segnalazioni di ventilazione non invasiva gestita in modo improprio, terapie non registrate correttamente, confusione sulle procedure e competenze linguistiche non adeguate a leggere prescrizioni complesse. Le e-mail interne dei medici hanno descritto una situazione definita “non più sostenibile”.
La risposta immediata dell’ospedale e le dimissioni ai vertici
Di fronte alle segnalazioni, il San Raffaele ha attivato un’unità di crisi e bloccato temporaneamente i nuovi accessi ai reparti coinvolti, trasferendo alcuni pazienti più fragili in altre aree sicure. Nel frattempo, l’amministratore unico Francesco Galli ha rassegnato le dimissioni, poi formalmente accettate dal CdA, che ha nominato un nuovo responsabile per ripristinare ordine e continuità assistenziale. La direzione ha ribadito che la situazione è rientrata grazie al rientro del personale interno qualificato, sottolineando che la sicurezza dei pazienti resta prioritaria.
L’indagine Ats e la richiesta di chiarezza della Regione
Regione Lombardia, tramite Ats Milano, ha aperto un’indagine formale per ricostruire i fatti: l’obiettivo è verificare come una cooperativa esterna abbia potuto gestire reparti critici senza un adeguato affiancamento e senza livelli di competenza considerati imprescindibili in aree ad alta intensità di cura. L’assessore Guido Bertolaso ha definito “inaccettabile” la possibilità che operatori non sufficientemente formati siano stati impiegati in contesti così delicati, chiedendo trasparenza totale e responsabilità chiare. Anche sindacati e ordini professionali hanno evidenziato che il ricorso massiccio a personale esternalizzato può generare fragilità strutturali, con potenziali rischi per i pazienti.
Cosa rischia di emergere nelle prossime settimane
La vicenda apre una riflessione più ampia sulla qualità dell’assistenza, sul controllo delle cooperative e sulle scelte organizzative degli ospedali privati convenzionati. L’indagine dovrà chiarire se gli errori siano stati episodici o frutto di un sistema non adeguatamente monitorato. Intanto, la direzione sanitaria ha assicurato che i reparti sono tornati operativi in condizioni di sicurezza, mentre Ats procederà con verifiche, colloqui, accessi ispettivi e ricostruzioni delle terapie somministrate.
