Si è spento a Firenze, l’8 ottobre 2025, Paolo Sottocorona, meteorologo, divulgatore e volto storico di La7. Aveva 77 anni. La notizia della sua morte, confermata da fonti ufficiali e dalla rete per cui lavorava da oltre vent’anni, ha suscitato un’ondata di affetto e commozione in tutto il Paese. Figura discreta, competente e amata dal pubblico, Sottocorona era diventato un punto di riferimento per chi cercava un’informazione scientifica sobria e autentica, lontana dagli allarmismi e dalle semplificazioni. La sua voce calma e la sua professionalità sono entrate nelle case degli italiani come un rito quotidiano di fiducia e misura.
Una vita tra scienza e passione
Nato a Firenze nel 1947, Paolo Sottocorona aveva iniziato gli studi in Ingegneria, per poi scegliere la meteorologia come strada di vita. Entrato nel Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare nel 1972, aveva raggiunto ruoli di grande responsabilità, diventando Capo Turno della Sala Previsioni e partecipando alla V Spedizione Italiana in Antartide. Quell’esperienza, come raccontò in varie interviste, gli insegnò l’importanza dell’osservazione, della precisione e del rispetto per i fenomeni naturali. Dopo oltre vent’anni di servizio, decise di portare la meteorologia al grande pubblico: prima alla Rai, poi a Telemontecarlo e infine a La7, dove trovò la sua dimensione più naturale, quella di divulgatore colto e umano.
L’uomo della misura e del garbo
Dal 2002 è stato il volto inconfondibile del meteo su La7, presente nei programmi Omnibus, Coffee Break e L’Aria che tira. Il suo modo di comunicare era unico: rigoroso nei dati, ma vicino alle persone. Niente sensazionalismi, nessuna enfasi superflua. Solo fatti, spiegati con tono pacato e con un linguaggio chiaro. È per questo che molti lo definivano “il gentiluomo del meteo”. Colleghi e giornalisti lo ricordano per la sua sobrietà, la puntualità, il rispetto per il pubblico. Anche nelle giornate più difficili, Sottocorona non alzava mai la voce: preferiva la precisione al clamore, la sostanza alla superficie. Una scelta che, col tempo, divenne il suo marchio distintivo.
L’ultima apparizione e l’eredità umana
Il particolare più commovente è che Paolo Sottocorona è andato in onda poche ore prima della sua scomparsa, con la solita serenità e dedizione. Nessun segnale, nessun addio: solo il consueto bollettino, offerto con la cura di sempre. Il pubblico ha voluto ricordarlo come un professionista coerente fino all’ultimo, capace di rendere la meteorologia una forma di educazione civile. Tra i messaggi di cordoglio più sentiti, quello di Enrico Mentana, che lo ha definito “un collega e un amico”, e del direttore di rete Andrea Salerno, che ha scritto: “Mancherai a tutti”. Anche il meteorologo Mario Giuliacci lo ha ricordato come “un uomo di grande passione e rispetto per la verità scientifica”.
Un’eredità fatta di rigore e umiltà
Paolo Sottocorona ha lasciato molto più di una lunga carriera televisiva: ha lasciato un modo di comunicare. Ha insegnato che la scienza può essere elegante, che la precisione è una forma di rispetto e che l’informazione, quando è sobria, può essere profondamente umana. In un panorama televisivo spesso dominato da toni esasperati, la sua calma era un atto rivoluzionario. Il suo motto non dichiarato, ma vissuto, resta impresso: rigore, misura e garbo. E così sarà ricordato: come il volto gentile del meteo, ma soprattutto come un uomo che ha saputo ascoltare il cielo per spiegare meglio la terra.
