L’11 settembre 2025, a Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, il giovane Paolo Mendico, appena 15 anni, si è tolto la vita nella sua cameretta. Una tragedia che ha colpito nel profondo la comunità locale e l’intero Paese, riportando al centro del dibattito pubblico il dramma del bullismo e le sue conseguenze devastanti. Il gesto estremo, avvenuto alla vigilia del nuovo anno scolastico, ha lasciato una ferita dolorosa che non riguarda soltanto una famiglia distrutta, ma tutta una generazione.
Il peso del silenzio
Secondo quanto emerso dalle prime indagini, Paolo era vittima di atti di bullismo da parte di alcuni coetanei. Il fratello maggiore ha raccontato pubblicamente il disagio che il ragazzo stava vivendo, denunciando episodi di derisione e isolamento che avrebbero segnato profondamente il suo stato d’animo. La sua morte diventa così non soltanto una tragedia personale, ma un campanello d’allarme che richiama genitori, insegnanti e istituzioni alla responsabilità di non voltarsi dall’altra parte di fronte ai segnali di sofferenza.
Indagini e responsabilità
La Procura ha aperto un’inchiesta per chiarire le dinamiche che hanno preceduto il gesto di Paolo. Gli inquirenti stanno raccogliendo testimonianze e verificando eventuali responsabilità, sia all’interno dell’ambiente scolastico che tra i compagni di classe. L’obiettivo non è solo individuare eventuali colpevoli, ma anche comprendere se e come le segnalazioni di disagio del ragazzo siano state sottovalutate. La comunità scolastica, nel frattempo, vive giorni di silenzio e riflessione, interrogandosi su ciò che avrebbe potuto evitare questo epilogo.
Una ferita che diventa monito
La morte di Paolo Mendico non deve rimanere una notizia che scivola via nel rumore quotidiano. Ogni anno, in Italia, centinaia di adolescenti soffrono a causa di violenze psicologiche e sociali che spesso non lasciano segni visibili, ma scavano cicatrici interiori profonde. Questa vicenda ci ricorda quanto sia urgente rafforzare i progetti di ascolto nelle scuole, costruire un dialogo aperto tra famiglie e docenti e, soprattutto, insegnare ai ragazzi il valore del rispetto reciproco.
L’eco di una tragedia
Il funerale del giovane ha visto la partecipazione commossa di centinaia di persone: compagni, insegnanti, amici di famiglia, ma anche cittadini che non lo conoscevano direttamente. Una comunità intera ha voluto stringersi attorno alla famiglia Mendico, trasformando il dolore in un abbraccio collettivo. Sui social, il nome di Paolo è diventato simbolo di una battaglia che riguarda tutti: quella contro l’indifferenza e contro un bullismo che, troppo spesso, si consuma lontano dagli occhi degli adulti.
