Un sms, la paura di perdere i risparmi di una vita e la fiducia mal riposta in una voce al telefono: così una coppia di anziani dell’Appennino bolognese si è vista sottrarre quasi 300.000 euro in pochi giorni. La cosiddetta “truffa del conto corrente hackerato” torna a far parlare di sé, mostrando quanto sia sottile il confine tra prudenza e ingenuità nell’era digitale.
Dall’sms alla trappola
Tutto è iniziato con un semplice sms, uno di quelli che arrivano inaspettati e che ti bloccano il cuore per un attimo: “Il suo conto è stato hackerato”. Quelle poche parole hanno avuto l’effetto di un detonatore emotivo sui due pensionati dell’Appennino bolognese, spaventati all’idea di perdere i risparmi accumulati in una vita di sacrifici. Senza esitare hanno chiamato il numero riportato nel messaggio, convinti di contattare un servizio di emergenza bancaria. Dall’altra parte della cornetta, una voce calma ma autoritaria, quella di un sedicente maresciallo dei Carabinieri, li ha guidati passo dopo passo. Con il pretesto di mettere al sicuro il denaro, li ha convinti a trasferire somme ingenti su conti che in realtà appartenevano ai truffatori. Tre bonifici dall’uomo e uno dalla moglie, per un totale di quasi 300.000 euro, svaniti nel giro di poche ore come in un incubo a occhi aperti.
Il ruolo delle emozioni e della falsa autorità
Il segreto del successo di questa truffa sta tutto nella psicologia. Creare una situazione d’allarme immediata, evocare la minaccia di “pirati informatici” e poi presentarsi come un’autorità rassicurante e competente: un copione studiato nei minimi dettagli. Per persone anziane, spesso meno abituate al linguaggio digitale e già intimorite dall’idea di frodi online, la figura di un presunto maresciallo ha avuto il potere di trasformare il panico in cieca fiducia. Ogni indicazione è stata seguita alla lettera, senza sospettare che dietro quella voce non ci fosse protezione, ma inganno. È così che la tecnologia si intreccia con la manipolazione psicologica: non servono sempre virus o software sofisticati per colpire, a volte basta la paura e la capacità di sfruttarla nel momento giusto.
La denuncia tardiva e la difficoltà di recuperare
Quando la coppia ha realizzato l’inganno, erano già passati alcuni giorni. Il tempo, in questi casi, è un nemico implacabile: più ore trascorrono, più difficile diventa risalire ai flussi di denaro che vengono immediatamente frazionati e trasferiti attraverso una rete di conti compiacenti, spesso all’estero. Denunciare subito può significare ancora una possibilità di bloccare i bonifici, ma aspettare significa quasi sempre dire addio ai propri soldi. I Carabinieri hanno ribadito l’importanza della tempestività e stanno indagando per risalire alla banda dietro al raggiro, ma le speranze di recuperare la somma sottratta restano esigue. Per i due coniugi, oltre al danno economico immenso, c’è il peso psicologico di essersi sentiti ingannati proprio mentre pensavano di essere protetti. Una ferita che va oltre il portafoglio, perché mina la fiducia negli altri e nelle istituzioni.
Un fenomeno in crescita e la necessità di difendersi
Quella di Bologna non è una storia isolata, ma l’ennesimo capitolo di una serie di truffe che stanno crescendo a ritmo preoccupante in tutto il Paese. Gli hacker e i truffatori sanno che la vulnerabilità più grande non è nei sistemi bancari, sempre più protetti, ma nelle persone comuni, soprattutto quelle meno digitalizzate. Così nascono raggiri costruiti per colpire le emozioni, che usano sms, telefonate o email come armi invisibili ma potentissime. Per questo le banche e le forze dell’ordine insistono: mai fidarsi di messaggi allarmistici, mai fornire dati sensibili al telefono, e contattare sempre i numeri ufficiali della propria banca in caso di dubbi. È una questione di cultura digitale e di attenzione quotidiana: solo aumentando la consapevolezza collettiva si può sperare di frenare un fenomeno che, oltre a impoverire economicamente, rischia di lasciare cicatrici profonde nella fiducia dei cittadini.
