Caso Garlasco: nuove indagini, il DNA riapre il mistero di Chiara Poggi

Il caso Garlasco si riapre: nuovo DNA e indagini riportano dubbi sulla verità processuale.

a cura della Redazione

A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto 2007, il caso che ha segnato la cronaca italiana torna al centro dell’attenzione. Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere, nuovi elementi di indagine hanno rimesso in discussione la verità processuale. Al cuore delle novità c’è il DNA ritrovato sotto le unghie della vittima, un frammento che potrebbe aprire scenari inediti e che oggi riporta il giallo sotto i riflettori.

Il DNA come chiave del mistero

Gli inquirenti hanno disposto un esame biostatistico approfondito sull’aplotipo Y rinvenuto sotto le unghie di Chiara. Un dettaglio genetico apparentemente minuscolo, ma in grado di ricondurre alla linea paterna di chi lo ha lasciato. Gli accertamenti sono affidati alla genetista Denise Albani, e i risultati sono attesi entro dicembre 2025. È proprio questo frammento a tenere viva la possibilità che altre persone possano essere state coinvolte nel delitto, alimentando nuovi interrogativi su un caso che sembrava chiuso.

L’avviso di garanzia a Sempio

Nel frattempo, è arrivato un avviso di garanzia per omicidio in concorso ad Andrea Sempio, amico di Marco, fratello della vittima. Già in passato il suo nome era emerso marginalmente nelle indagini, ma non era mai stato indagato. Oggi quella traccia genetica riapre il suo profilo agli occhi della magistratura. Va sottolineato: l’avviso non equivale a una condanna, ma è un atto dovuto che consente nuovi accertamenti e garantisce la possibilità di difesa. Eppure il solo fatto di ritrovarlo al centro del fascicolo ha acceso un dibattito acceso tra esperti, magistrati e opinione pubblica.

Intercettazioni e polemiche

Il quadro si è complicato con l’emergere di intercettazioni che riguarderebbero contatti tra Sempio e alcuni ex carabinieri, ritenuti anomali perché privi di una giustificazione investigativa ufficiale. Un elemento che solleva perplessità e che getta ombre anche sulla gestione delle indagini passate. Nel mirino delle critiche è finito anche l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, accusato di non aver approfondito a sufficienza la pista Sempio nel 2017. Da parte sua, il magistrato respinge ogni accusa, ribadendo la correttezza del lavoro svolto.

Un caso che continua a dividere

Il delitto di Garlasco non è mai stato solo un fatto di cronaca nera, ma una ferita collettiva che ritorna ciclicamente. Oggi, con le famiglie coinvolte nuovamente sotto pressione e con l’Italia che osserva ogni sviluppo, la sensazione è che il bisogno di verità sia ancora lontano dall’essere soddisfatto. L’ombra del dubbio non si è mai dissolta del tutto: e se il DNA fosse davvero la chiave che riapre il puzzle? Per ora resta l’attesa, sospesa tra giustizia già scritta e scenari ancora da decifrare.

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