Il rombo dei motori, la passione che diventa vita e quel circuito che doveva essere un’arena di sfide, si è trasformato in teatro di dolore. Domenica 14 settembre 2025, al Cremona Circuit, il pilota umbro Gabriele Cottini ha perso la vita a soli 39 anni durante la Dunlop Cup 600, lasciando un vuoto profondo nel mondo delle corse e in chi lo conosceva.
Una passione che bruciava forte
Per Gabriele la moto non era semplicemente un mezzo di trasporto o un hobby, ma il filo conduttore della sua vita. Fin da ragazzo aveva coltivato quell’amore per le due ruote che con il tempo si era trasformato in dedizione assoluta. Ogni allenamento, ogni gara, ogni sfida in pista era la dimostrazione di una forza di volontà che lo contraddistingueva. Nel paddock era noto non solo per le sue capacità di guida, ma per la sua umanità: sempre pronto a scambiare una parola gentile, a incoraggiare chi stava vivendo le sue prime esperienze, a sorridere anche nei momenti di tensione. La moto, per lui, era adrenalina e libertà, ma anche condivisione e amicizia: un linguaggio universale che parlava direttamente al cuore di chi lo incontrava.
L’incidente in pista
La tragedia si è consumata in un istante che nessuno avrebbe mai immaginato. Durante una fase delicata della competizione, Gabriele ha perso il controllo della sua moto e la caduta è stata tanto improvvisa quanto violenta. L’impatto ha immediatamente fatto capire la gravità della situazione. I soccorsi sono stati tempestivi e tutto il circuito ha trattenuto il fiato mentre i medici cercavano di strapparlo a un destino crudele. Ma, nonostante gli sforzi e la corsa in ospedale, le ferite riportate erano troppo gravi e il suo cuore ha smesso di battere poche ore dopo. L’atmosfera, che fino a pochi istanti prima era scandita dal rombo dei motori e dall’entusiasmo della gara, si è improvvisamente trasformata in un silenzio surreale, un vuoto che raccontava più di qualsiasi parola l’angoscia di quel momento.
Il cordoglio del mondo delle corse
La notizia della sua scomparsa ha attraversato in fretta i confini del Cremona Circuit, diffondendosi tra colleghi, appassionati e comunità motociclistiche in tutta Italia. Per tutti era chiaro: non si era perso soltanto un pilota, ma un uomo che aveva fatto della passione la sua cifra più autentica. Le istituzioni sportive, i compagni di pista e gli organizzatori hanno voluto esprimere pubblicamente la loro vicinanza, ricordandolo come esempio di dedizione e lealtà. In segno di rispetto, le gare sono andate avanti, ma senza festeggiamenti né celebrazioni: ogni vittoria è stata dedicata a lui, trasformando la competizione in un tributo silenzioso alla sua memoria. Quel giorno, più che un evento sportivo, è diventato un momento collettivo di riflessione sul valore della vita e sull’eredità che un uomo può lasciare attraverso la sua passione.
Un ricordo che resta
A soli 39 anni, Gabriele lascia dietro di sé un insegnamento che va oltre i confini della pista. La sua è la storia di chi ha avuto il coraggio di vivere seguendo il proprio cuore, consapevole dei rischi ma anche delle immense soddisfazioni che solo la velocità sa regalare. La sua morte diventa il simbolo di quanto fragile possa essere l’equilibrio tra passione e destino, ma anche la testimonianza di una vita vissuta intensamente, senza compromessi. Chi lo ha conosciuto non dimenticherà la sua energia, la sua generosità e la scintilla che accendeva ogni volta che indossava il casco. Il suo nome resterà inciso nella memoria degli amici, dei colleghi e degli appassionati come quello di un pilota che non correva per la gloria, ma per l’amore puro verso la moto e verso la libertà che regalava.
