Ammazzare stanca arriva al cinema

Un film intenso che racconta colpa, redenzione e la lotta per cambiare un destino imposto.

a cura della Redazione

Il nuovo film Ammazzare stanca porta sullo schermo una storia vera di violenza, identità e ribellione. Un racconto che attraversa gli anni Settanta italiani, tra criminalità organizzata e ricerca personale. Una pellicola che trasforma la biografia di Antonio Zagari in un viaggio morale complesso.

La storia vera dietro il film

Il film diretto da Daniele Vicari ripercorre la vita di Antonio Zagari, figlio di un boss della ’ndrangheta trasferitosi in Lombardia. Cresciuto tra rapine, omicidi e regole di clan, il giovane sviluppa presto un rifiuto profondo verso quel mondo. L’autobiografia che scriverà anni dopo, nata in carcere, diventerà il nucleo del film: un racconto che mostra come “ammazzare” possa trasformarsi da destino a peso insostenibile. Questa dimensione autobiografica è centrale, perché restituisce autenticità a un percorso di rottura interiore.

Un cast che punta all’intensità emotiva

A interpretare Zagari è Gabriel Montesi, affiancato da Vinicio Marchioni nel ruolo del padre-boss e da Selene Caramazza, figure che contribuiscono a tratteggiare un ambiente familiare tanto violento quanto inevitabile. Vicari costruisce personaggi complessi, lontani dagli stereotipi del crime all’americana: sono persone intrappolate, in bilico tra doveri criminali, legami di sangue e desiderio di cambiamento. Le riprese, durate otto settimane tra Calabria ed Emilia-Romagna, rafforzano il realismo crudo e contemporaneo della narrazione.

Scrittura come redenzione e detonatore narrativo

Uno degli elementi più originali del film è il ruolo della scrittura. In carcere Zagari comincia a raccontare la propria vita, trasformando la memoria in una forma di liberazione. La parola diventa opposizione alla violenza, un modo per ridisegnare la propria identità e per prendere distanza da un destino considerato ineluttabile. Vicari enfatizza questo processo attraverso uno sguardo intimo: il protagonista non è mai un eroe, ma un uomo che lotta contro chi è stato e chi potrebbe ancora diventare.

Una riflessione sul peso delle scelte

Ammazzare stanca non glorifica il crimine: lo smonta. Mostra come l’eredità mafiosa non sia soltanto una condizione sociale ma un condizionamento psicologico. Il film osserva il protagonista nella sua fragilità, nelle sue contraddizioni e nel suo tentativo di sottrarsi a un modello di mascolinità violenta. Presentato alla Mostra di Venezia 2025 nella sezione Spotlight, arriva nelle sale italiane il 4 dicembre 2025, portando con sé un messaggio che supera il genere del crime e diventa racconto umano e profondamente politico.

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