Le città invisibili al TAM: quando Calvino prende vita

Calvino rivive al TAM in un percorso illustrato che reinventa Dorotea, Olivia e Ottavia.

a cura della Redazione

Il Teatro Arcimboldi trasforma il suo foyer in un viaggio silenzioso tra immaginazione e identità. “Le città invisibili” reinterpreta Calvino in chiave illustrata e digitale, restituendo nuova voce alle sue città-donne. Un percorso poetico che dialoga con lo spettatore mentre aspetta di entrare in sala.

Dalle pagine al foyer: Dorotea, Olivia e Ottavia incontrano il pubblico

La mostra rilegge il capolavoro di Calvino trasformando le città del romanzo in figure femminili contemporanee. Tra queste emergono Dorotea, Olivia e Ottavia, simboli di tre dimensioni della vita urbana e interiore. Dorotea, la città del desiderio, riflette l’illusione di ciò che appare perfetto; Olivia, fatta di segni e interpretazioni, racconta la città filtrata dai simboli che la compongono; Ottavia, sospesa come una ragnatela, diventa emblema della precarietà dell’abitare. Nel percorso visivo del TAM queste città non vengono spiegate letteralmente come nel libro, ma ispirano l’immaginario femminile della mostra, diventando archetipi visivi che guidano lo sguardo tra illustrazione e suggestione. È un modo discreto, poetico, di far entrare Calvino nel presente.

Illustrazione e realtà aumentata: le città che si animano

L’esposizione è firmata dall’illustratrice Federica Bordoni in collaborazione con Alkanoids, e si distingue per l’uso della realtà aumentata. Ogni tavola illustrata si attiva tramite l’app ARcimboldi: i dettagli si muovono, le figure si scompongono e ricompongono, nuovi livelli narrativi appaiono sullo smartphone. È qui che l’eredità delle tre città calviniane diventa esperienza: Dorotea si accende nel suo desiderio mutevole, Olivia rivela i suoi segni nascosti e Ottavia sospende lo spettatore tra due mondi. Il foyer diventa così un luogo vivo, mobile, in cui l’immaginazione si espande oltre la carta.

Un’esperienza accessibile solo durante gli spettacoli

La mostra è visitabile esclusivamente nei momenti di apertura serale del teatro, trasformando l’attesa in un itinerario immersivo. Le opere si collocano tra luce, architettura e movimento del pubblico, offrendo un incontro intimo e fugace con l’immaginario calviniano. Questo formato rafforza l’idea di “invisibilità”: come le città di Marco Polo, anche queste appaiono e scompaiono, esistono per chi passa e per chi osserva. Un dialogo sottile con la città di Milano, che diventa a sua volta scenario invisibile.

Un tassello identitario della stagione 2025/26

Il progetto rientra nella visione del TAM di unire spettacolo, arti visive e tecnologie. “Le città invisibili” aggiunge alla stagione un linguaggio delicato e visionario, capace di portare Calvino nel presente e di restituire al pubblico un nuovo sguardo sulla città, sulle donne che la abitano e sulle storie che spesso sfuggono. È un omaggio che rinnova la dimensione poetica del romanzo, lasciando che le sue città emergano come riflessi della nostra.

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