The Running Man: la nuova corsa mortale di Edgar Wright

Una distopia moderna dove sopravvivere significa sfidare media, potere assoluto e un pubblico spietato.

a cura della Redazione

Edgar Wright reinventa la distopia di Stephen King con un film feroce, moderno e sorprendentemente attuale, guidato da un Glen Powell in una delle interpretazioni più intense della sua carriera.

Un futuro da cui non si scappa

Ambientato in un domani in cui la televisione governa la percezione del reale, The Running Man del 2025 trasforma il romanzo di Stephen King in un thriller adrenalinico e claustrofobico. La società vive di spettacolo continuo, e lo show che domina tutto è proprio “The Running Man”: una caccia all’uomo trasmessa in diretta, dove sopravvivere significa sfidare regole ingiuste, trappole letali e un pubblico assetato di sangue.

Glen Powell contro il sistema

A portare in scena Ben Richards è Glen Powell, scelto da Edgar Wright per una versione più fedele al libro e più umana del protagonista originale. Richards non è un eroe invincibile, ma un uomo disperato che accetta di entrare nel gioco per salvare la sua famiglia e smascherare le falsità del governo. Accanto a lui un cast potente: Josh Brolin, William H. Macy, Lee Pace, Michael Cera ed Emilia Jones.

Lo show più crudele del mondo

Nel Running Man tutto è possibile: i concorrenti fuggono attraverso città artificiali, zone desolate e ambienti costruiti per uccidere, mentre cacciatori professionisti e cittadini comuni tentano di eliminarli. È intrattenimento allo stato puro, un incubo mediatico che Wright dirige con ritmo serrato, estetica moderna e una tensione che cresce scena dopo scena.

Edgar Wright firma una distopia contemporanea

Con un approccio più aderente al romanzo rispetto al film del 1987, Wright costruisce un mondo dove i media distorcono la verità e il dolore diventa contenuto virale. Il risultato è un action distopico di 133 minuti che unisce spettacolo, critica sociale e una riflessione amara sul nostro rapporto con l’immagine. The Running Man torna così non come remake, ma come racconto necessario.

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