L’analfabeta: il viaggio poetico di Federica Fracassi

Un viaggio nel tempo e nella memoria, dove la parola diventa identità e rinascita.

a cura della Redazione

Nel cuore di Milano, al Teatro Studio Melato, prende vita L’analfabeta, il nuovo progetto di Fanny & Alexander con una magnetica Federica Fracassi nei panni di Ágota Kristóf. Tra memoria, esilio e sogno, la scena diventa specchio di un’anima che rinasce attraverso la parola, in un gioco sottile tra verità e finzione, silenzio e libertà.

La lingua come destino

Dopo il successo di Trilogia della città di K., premiata con cinque Ubu, il duo Fanny & Alexander torna a indagare l’universo tagliente e struggente di Ágota Kristóf. L’analfabeta, in scena dal 23 ottobre al 2 novembre al Piccolo Teatro Studio Melato, è un racconto teatrale sull’identità linguistica e sulla fragilità di chi si reinventa lontano da casa. Una scrittrice costretta a vivere in una lingua nemica, il francese, che diventa strumento di resistenza e rivelazione. Scrivere, per lei, è un atto di sopravvivenza: un modo per restare viva nella distanza.

Federica Fracassi, volto e voce di Ágota

Con la consueta intensità, Federica Fracassi dà corpo e anima all’autrice ungherese, restituendole gesti, voce e fragilità. Sul palco interpreta tutti i personaggi evocati da Kristóf, incarnando la molteplicità della sua mente: l’operaia, la madre, la scrittrice, la donna senza patria. La regia di Luigi De Angelis e le scene meticolose trasformano il tempo in ritmo, il ticchettio degli orologi in battito vitale. Ogni movimento diventa riflessione, ogni pausa un respiro condiviso con il pubblico.

La poesia dell’esilio

Per Ágota Kristóf, la lingua è al tempo stesso prigione e libertà. L’analfabeta racconta questa contraddizione con una forza magnetica, fondendo autobiografia e immaginazione. La Fracassi si muove in un labirinto di memoria dove ogni parola pesa, ogni frase è un tentativo di ricomporre un’identità perduta. “Dall’unione dell’oblio e della memoria rinasciamo a volontà”: su questa idea si fonda l’essenza dello spettacolo, che diventa un omaggio alla potenza della scrittura come atto di rinascita.

Un’esperienza visiva e sensoriale

Luce, suono e video si intrecciano in un dispositivo scenico che cattura e ipnotizza. Il design sonoro di Damiano Meacci scandisce il tempo come un respiro meccanico, mentre le proiezioni di Luigi De Angelis creano un doppio piano visivo, dove realtà e memoria si confondono. L’analfabeta non è solo uno spettacolo: è un viaggio emozionale nel cuore dell’arte, un invito a guardarsi dentro, a riscoprire la propria voce anche quando tutto sembra muto.

Lascia un commento

Your email address will not be published.