La fragile tregua tra Israele e Hamas è nuovamente messa alla prova. Negli ultimi giorni, il valico di Rafah è diventato teatro di un violento scontro che ha causato la morte di due soldati israeliani, riaccendendo la tensione nella Striscia di Gaza. In risposta, le forze israeliane hanno lanciato una serie di raid aerei e bombardamenti mirati contro presunti obiettivi di Hamas, segnando una nuova fase di instabilità.
Il ritorno del conflitto
Secondo fonti del Wall Street Journal e di Reuters, l’attacco di Hamas avrebbe colpito truppe israeliane con missili anticarro e armi automatiche. L’IDF ha reagito con una controffensiva che ha coinvolto diverse aree del centro e del sud della Striscia, provocando decine di vittime palestinesi. Le autorità israeliane hanno definito l’episodio una “palese violazione del cessate il fuoco”, mentre Hamas ha smentito di aver ordinato l’attacco, sostenendo che non tutte le operazioni sul territorio sono sotto il suo diretto controllo.
Le accuse degli Stati Uniti
Un ulteriore allarme è arrivato dagli Stati Uniti: secondo un rapporto dell’Associated Press, Washington avrebbe informazioni credibili su un imminente piano di Hamas per colpire civili palestinesi nella Striscia. Una mossa che, se confermata, rappresenterebbe una grave violazione della tregua mediata dagli USA e dal Qatar. Il Dipartimento di Stato ha ammonito Hamas, avvertendo che eventuali nuovi attacchi potrebbero compromettere i negoziati in corso e spingere Israele a intensificare le operazioni militari.
Netanyahu: “Hamas va smantellata”
Nel frattempo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito in Parlamento la volontà di “smantellare militarmente Hamas e demilitarizzare completamente Gaza”. Dichiarazioni riportate da The Guardian che segnano un netto irrigidimento della posizione israeliana. Mentre il governo di Gerusalemme valuta una nuova fase offensiva, Hamas ha annunciato che consegnerà il corpo di un ostaggio, gesto interpretato da molti come un tentativo di allentare la pressione internazionale.
Un equilibrio precario
L’ultimo ciclo di violenze rischia di far saltare mesi di delicata diplomazia. Le accuse incrociate, il mancato rispetto degli accordi e la questione ancora irrisolta degli ostaggi rendono la tregua sempre più fragile. Con la chiusura temporanea del valico di Rafah e la sospensione parziale degli aiuti umanitari, la crisi umanitaria nella Striscia si aggrava di giorno in giorno.
La sensazione è che la tregua sia ormai appesa a un filo sottile: ogni raid, ogni provocazione, ogni dichiarazione rischia di far sprofondare nuovamente Gaza nel buio della guerra.
