Nel silenzio sospeso del Montana, Die My Love segna il ritorno potente di Lynne Ramsay dietro la macchina da presa. Diretto con il suo sguardo inconfondibile e interpretato da una straordinaria Jennifer Lawrence accanto a Robert Pattinson e Nick Nolte, il film, una coproduzione MUBI in uscita il 27 novembre 2025, fonde commedia nera, horror e dramma psicologico in un racconto viscerale sul dolore, la maternità e l’impossibilità di fuggire da se stessi.
Una prigione a cielo aperto
La storia si svolge in una fattoria isolata, immersa tra campi sterminati e cieli infiniti che sembrano riflettere la mente inquieta della protagonista. Jennifer Lawrence interpreta una donna che vive intrappolata in un matrimonio che si sgretola, in una quotidianità che la soffoca e in un corpo che non riconosce più. È divisa tra il desiderio di fuggire e il bisogno di appartenere, tra l’amore per la sua famiglia e l’urgenza di distruggere tutto. Ogni gesto domestico si trasforma in un grido silenzioso, ogni sguardo diventa un abisso.
Jennifer Lawrence, tra forza e follia
La performance di Lawrence è magnetica, cruda e vulnerabile. L’attrice abbandona ogni patina glamour per incarnare la complessità di una mente in frantumi, oscillando tra dolcezza e violenza, tra lucidità e delirio. Ramsay la riprende con inquadrature ravvicinate, restituendo la tensione di un’anima in bilico. Al suo fianco, Robert Pattinson è il marito incapace di comprendere il baratro che si apre accanto a lui, mentre Nick Nolte porta in scena la malinconia del mondo esterno, troppo distante per offrire conforto.
Il volto oscuro dell’amore
In Die My Love, l’amore non consola: divora. La maternità non è una benedizione, ma un campo di battaglia in cui la protagonista lotta contro le proprie pulsioni più oscure. Lynne Ramsay racconta il disagio femminile con delicatezza e violenza insieme, rendendo tangibile la follia attraverso il ritmo spezzato del montaggio, la luce lattiginosa dei paesaggi e il suono assente, dove il silenzio pesa più delle parole. È una riflessione sulla solitudine, sulla disperazione che cresce nell’intimità e sull’amore come forma di autodistruzione.
La poetica del dolore
Ramsay conferma la sua maestria nel creare cinema emotivo e sensoriale. Ogni dettaglio, la fotografia ruvida, i toni polverosi, la colonna sonora quasi inesistente, costruisce una realtà sospesa tra sogno e incubo. Die My Love diventa così un poema visivo sulla perdita di sé, un racconto sull’impossibilità di riconciliarsi con la propria identità. È un film che sussurra, urla, graffia. E lascia un segno profondo, come una ferita che non smette di sanguinare.
