Francia in crisi: l’ascesa silenziosa di Le Pen

La Francia osserva il crepuscolo della stabilità mentre Le Pen agita lo spettro del nuovo ordine.

a cura della Redazione

Una nazione che trema nelle sue fondamenta, un esecutivo che vacilla e una leadership d’estrema destra pronta a cogliere l’attimo. In Francia, la crisi interna spalanca la porta a Marine Le Pen e al suo partito, il Rassemblement National, che osserva la scena con calcolata pazienza, mentre il Paese affronta una delle fasi più fragili della Quinta Repubblica.

Un governo che sembra fatto per durare dodici ore

Le correnti instabili della politica francese hanno trasformato l’Eliseo in un palcoscenico dove gli equilibri cambiano ogni giorno. Come raccontato da Vanity Fair Italia, “i governi durano dodici ore, premier dimissionari ottengono il reincarico poco dopo”, a conferma di una crisi che ormai non è più eccezione ma regola. Il nuovo governo guidato da Sébastien Lecornu nasce già indebolito da ricatti politici, maggioranze fragili e mozioni di sfiducia annunciate ancora prima del giuramento. È una fotografia impietosa di un Paese che, pur culla dell’Europa moderna, oggi lotta per mantenere viva la fiducia dei cittadini e degli investitori.

Marine Le Pen: da outsider a protagonista silenziosa

Nel caos dell’instabilità, Marine Le Pen emerge come presenza costante, più osservatrice che attrice, ma sempre al centro della scena. Anche con una condanna che potrebbe impedirle di ricandidarsi, continua a percorrere la Francia come in una campagna elettorale permanente. La sua strategia è quella dell’attesa: paziente, disciplinata, apparentemente distante, ma pronta ad approfittare di ogni cedimento del sistema. “Ora basta, sfiduceremo qualsiasi governo”, ha dichiarato, trasformando il malcontento popolare in carburante politico. Il Rassemblement National cresce nei sondaggi, alimentato da un misto di paura, stanchezza e nostalgia di stabilità.

Le riforme sospese e la sinistra in frantumi

L’instabilità francese non è solo politica, ma anche sociale ed economica. La riforma delle pensioni, simbolo delle tensioni tra istituzioni e cittadini, è stata sospesa fino al 2027 per evitare una nuova ondata di proteste e per scongiurare la caduta immediata del governo. Allo stesso tempo, la sinistra francese vive un momento di profonda frammentazione: il Nouveau Front Populaire appare indebolito, diviso su temi chiave e incapace di proporre un’alternativa solida. In questo vuoto di rappresentanza, la destra radicale trova spazio e consenso, mentre la Francia affronta anche la sfiducia dei mercati internazionali e il declassamento del rating da parte di S&P, che cita l’instabilità politica come fattore critico.

Il bivio della Repubblica

La Francia oggi si trova sospesa tra due destini. Da una parte la possibilità di ricostruire una stabilità politica credibile, dall’altra il rischio di assistere alla normalizzazione dell’estrema destra nel cuore dell’Europa. Marine Le Pen osserva e attende, pronta a trasformare la crisi in opportunità, mentre l’opinione pubblica si divide tra la paura del cambiamento e il desiderio di ordine. Come scrive Vanity Fair, “il cappello è rotto e i conigli sono stanchi”: un’immagine poetica e amara di un Paese dove la politica sembra aver perso la propria magia. Il futuro resta incerto, ma una cosa è chiara: la Francia non è mai stata così vicina al suo punto di svolta.

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