Nel cuore del carcere dell’Ucciardone di Palermo, il 1987 si trasforma in un palcoscenico di tensione, responsabilità e paura. La Camera di Consiglio, il nuovo film diretto da Fiorella Infascelli, racconta la storia di otto cittadini qualunque, quattro uomini e quattro donne, chiamati a prendere una decisione che cambierà per sempre la storia italiana. Con Sergio Rubini, Massimo Popolizio e Roberta Rigano, la pellicola arriva nelle sale italiane il 20 novembre 2025, distribuita da Notorious Pictures, promettendo di scuotere il pubblico con la forza del silenzio e la verità della coscienza.
Otto giurati, un solo verdetto
All’interno delle mura dell’Ucciardone, i giurati del Maxiprocesso vengono rinchiusi in un appartamento blindato, isolati da ogni contatto con il mondo esterno. Niente televisione, telefono o radio: soltanto le carte processuali, le loro paure e il peso della giustizia. Per trentasei lunghi giorni, queste persone comuni vivono una reclusione forzata che diventa un viaggio interiore tra lucidità e fragilità. Infascelli racconta la tensione con precisione quasi documentaristica, rivelando le crepe emotive di chi, pur non essendo giudice di mestiere, è costretto a incarnare la legge e affrontare il proprio senso morale.
Un viaggio tra morale e paura
In La Camera di Consiglio, ogni personaggio diventa lo specchio di una società intera. C’è chi cerca il compromesso, chi si rifugia nel silenzio, chi combatte per la verità a costo della propria pace. L’atmosfera claustrofobica diventa un microcosmo di emozioni, dove il dubbio è il vero protagonista. La regia di Fiorella Infascelli dosa con maestria il ritmo del dramma, alternando momenti di riflessione profonda a esplosioni di tensione emotiva. I giurati, divisi da ideali e paure, si trovano costretti a confrontarsi con il confine sottile tra giustizia e umanità.
Dentro la storia italiana
La vicenda si inserisce in un momento epocale per l’Italia: il Maxiprocesso contro Cosa Nostra, il primo grande atto con cui lo Stato riconosce ufficialmente l’esistenza della mafia come organizzazione unitaria. Attraverso la lente della camera di consiglio, il film restituisce la dimensione umana di una pagina di storia spesso raccontata solo dai numeri e dalle sentenze. Infascelli trasforma il procedimento legale in un racconto corale, dove la paura diventa responsabilità e la clausura si fa simbolo di una nazione che tenta di ritrovare la propria coscienza civile.
Un dramma di coscienza collettiva
La Camera di Consiglio è più di un film giudiziario: è un’opera di memoria, un atto di rispetto verso chi ha avuto il coraggio di restare saldo davanti all’ombra della mafia. Il silenzio diventa linguaggio, la solitudine si trasforma in resistenza. Ogni sguardo, ogni esitazione, ogni battito d’ansia racconta la difficoltà di scegliere tra il bene comune e la paura personale. Infascelli costruisce un dramma sobrio ma intenso, dove l’umanità dei protagonisti brilla nella penombra di una stanza blindata. Un film che ricorda quanto la verità possa essere fragile, ma anche quanto sia necessario difenderla.
