Jean Paul Gaultier SS26: il ritorno ribelle di Duran Lantink accende Parigi

Un ritorno iconoclasta che celebra libertà, corpo e identità nella moda più autentica di Parigi.

a cura della Redazione

Nel ventre di Parigi, tra le luci fredde e industriali del Musée du Quai Branly, Jean Paul Gaultier torna a scuotere la scena con la collezione Spring/Summer 2026. È un ritorno che sa di energia e memoria, firmato da Duran Lantink, il nuovo direttore creativo del prêt-à-porter, che riporta in passerella l’irriverenza del marchio con un linguaggio più concettuale, materico e urbano.

La collezione, intitolata “Junior”, riprende lo spirito della linea storica Junior Gaultier, quella che tra gli anni ’80 e ’90 aveva tradotto il DNA del brand in chiave giovane, pop e disinvolta, ma lo rilegge attraverso una lente contemporanea fatta di ironia, fluidità e decostruzione. È un Gaultier rinnovato ma riconoscibile, dove l’iconoclastia diventa codice estetico, e la ribellione, ancora una volta, si veste di couture.

Decostruire per rinascere

Lantink costruisce la collezione come un atto di liberazione. Il suo metodo, che lui stesso definisce “Duranification”, consiste nel prendere gli archetipi della maison, dal corsetto alla marinière, fino all’uniforme sartoriale, e frantumarli per poi ricomporli in nuove forme ibride. Il risultato è un dialogo continuo tra rigore e caos, tra memoria e sovversione.

Il trench iconico, ad esempio, si riduce a una giacca-cropped che scopre la pelle e ridefinisce la sensualità del potere; le silhouette si allungano o collassano, i volumi si spostano, gli orli si aprono in direzioni inattese. Tutto sembra oscillare tra il desiderio di trattenere e quello di liberare. In passerella domina un’energia viscerale, dove ogni taglio racconta una metamorfosi, ogni cucitura diventa gesto politico.

Corpi, colori, collisioni

La palette alterna tonalità neutre e strutturate, beige, sabbia, bianco ottico, a esplosioni di colore primario: rosso, giallo, blu, nero. I look sembrano frammenti di corpi in movimento, sculture dinamiche che sfidano la staticità della moda tradizionale.

Lantink gioca con i materiali come con la personalità dei capi: pelle lucida, denim rigenerato, maglia tecnica e jersey elastico convivono senza gerarchie, evocando il passato provocatorio di Gaultier ma con una nuova consapevolezza etica. Le superfici tattili raccontano la strada, il club, la vita vissuta: quell’energia di libertà che il marchio ha sempre saputo incarnare meglio di chiunque altro. È una moda che non si indossa per piacere, ma per affermarsi.

Un sotterraneo che pulsa di modernità

La scelta del luogo, un seminterrato industriale, non è casuale. È un ritorno alle origini, un omaggio ai sotterranei dove la moda si è fatta linguaggio popolare e controculturale. Lantink trasforma il pavimento di cemento in una passerella viva, abitata da corpi forti e androgini, in un mix esplosivo di attitudine e vulnerabilità.

La musica batte come un cuore meccanico, le luci tagliano lo spazio come lame, e nel pubblico Jean Paul Gaultier osserva, sorridendo: il suo spirito è lì, nei dettagli, nella libertà di chi osa ancora reinventare. È un passaggio di testimone che non ha nostalgia, ma fame di futuro.

Il nuovo linguaggio Gaultier

Con Junior, Duran Lantink restituisce al brand la sua voce più autentica: quella della dissidenza elegante. Non copia, non cita, ma filtra l’eredità di Gaultier attraverso la contemporaneità del genderless, della sostenibilità e dell’inclusione.

La collezione SS26 è un laboratorio di idee più che un semplice show: una riflessione sulla bellezza del difetto, sulla forza dell’imperfezione, sul diritto di essere diversi. È un Gaultier che evolve, che dialoga con una generazione nuova, ma che resta fedele a una sola promessa, quella di non smettere mai di provocare.

Lascia un commento

Your email address will not be published.